Amarcord
Meteore del calcio – Mauro Goicoechea, l’errore più grande di Zeman alla Roma
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4 anni agoon
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RedazioneL’Argentina applaude Sergio Romero, eroe albiceleste della semifinale mondiale contro l’Olanda grazie ai rigori parati a Vlaar e Sneijder che hanno spedito la squadra di Sabella direttamente al Maracanà, dove domenica si giocherà la Coppa del Mondo nella finale contro la formidabile Germania nel tempio degli odiatissimi rivali brasiliani.
E in questi giorni si sono sprecati i paragoni tra lo spernacchiato numero 1 della ‘Seleccion’ (già meteora con la maglia della Sampdoria e reduce da una stagione da comprimario al Monaco) e Sergio Goycochea, partito dodicesimo a Italia ’90 (dietro a Pumpido, a sua volta tutt’altro che irreprensibile contro il Camerun) e diventato mitologico ‘Anti-Penal‘ respingendo le massime punizioni di Brnovic, Hadzibegic, Donadoni e Serena, nei momenti massimi di un trittico di partite da urlo contro Jugoslavia, Italia e Germania Ovest.
A sentire tanto parlare di lui a qualche tifoso della Roma, però, sarà tornato alla mente l’infausto ricordo del suo quasi omonimo Mauro Goicoechea, non un errore di scrittura, ma un portiere in carne ed ossa nonché simbolo vivente del terribile flop della seconda esperienza giallorossa di Zdenek Zeman, quella del 2012-2013.
Un po’ di storia. Dopo lo scudetto del 2001 (in porta c’è Antonioli), la società capitolina punta sul giovane e rampante Ivan Pelizzoli, che inizialmente ripaga le aspettative (nel 2003-2004 si laurea addirittura ‘Saracinesca d’Oro’ d’Europa, subendo solo 14 reti in 31 partite). Nel tremendo 2004-2005 dei quattro tecnici (Prandelli, Voeller, Delneri e Bruno Conti), il gigantesco portiere di Curno accusa i primi problemi fisici che ne mineranno buona parte della carriera e tra i pali giallorossi inizia un autentico tourbillon di carneadi: dopo Curci la società proverà a puntare su Zotti, Doni, Artur (poi divenuto un eccellente interprete del ruolo allo Sporting Braga e al Benfica), Julio Sergio (che merita un capitolo a parte, anche solo per le indimenticabili lacrime di Brescia) e Lobont. Fino all’arrivo, nel 2011, di uno dei protagonisti del Mondiale sudafricano, Maarten Stekelenburg.
Il portierone olandese, talentuoso ma con qualche colossale battuta a vuoto, naufraga con la squadra di Luis Enrique. Tuttavia il club lo conferma nella stagione successiva, quando sulla panchina della ‘Magica’ torna a furor di popolo il maestro boemo Zeman, che ha appena riportato in serie A il Pescara con in campo una nidiata di campioncini che faranno parlare di loro: Verratti, Immobile, Insigne.
Zeman però pretende un portiere che sappia all’occorrenza muoversi da libero (che abbia quindi un’abilità con i piedi da giocatore di movimento) e impone l’acquisto dello sconosciuto Mauro Daniel Goicoechea Furia, 24enne uruguaiano del Danubio che viene acquistato in extremis a fine mercato. Fortunatamente solo in prestito.
Sì, perchè l’inesperto uruguagio viene mandato in campo quasi allo sbaraglio, oltretutto con la conseguenza di creare un’autentica rivalita con Stekelenburg (il quale infatti litigherà aspramente con la società facendo di tutto per trasferirsi già a gennaio al Fulham), una rivalità non cercata dal giovane Mauro e che alimenta ulteriormente la sua poca calma. Le sue capacità con i piedi faticano ad emergere, in compenso si nota la sua poca dimestichezza nel trattenere la palla. E i guai per la Roma si susseguono.
In sole 15 presenze infatti raccoglie ben 24 palloni in fondo alla rete, di cui diversi sono pesantemente di sua responsabilità. Il più indelebile nella memoria della Curva Sud resta quello del momentaneo 1-1 nel derby (poi vinto per 3-2 dalla Lazio) alla 12esima giornata, in cui con un goffo bagher devia nel sacco una punizione centrale di Candreva, ma da panico sono anche le sue successive prestazioni all’Olimpico contro la Fiorentina (che vince 4-2), a Verona contro il Chievo (sotto la nebbia esce a viole e regala il gol vittoria a Pellissier nei minuti finali), contro il Milan (si lascia sfuggire una palla velenosa concedendo anche un rigore, ma la Roma vince 4-2).
In inverno, quindi, sprofonda. A Napoli i giallorossi sono sotto per 3-1 (in tutti e tre i casi Goicoechea è nel posto sbagliato al momento sbagliato) e a tempo scaduto regala a Maggio il pallone della quaterna partenopea, uscendo sui piedi dell’esterno napoletano lanciato in contropiede, ma dimenticandosi di trattenere il pallone. A Bologna ha sulla coscienza due dei tre gol felsinei che determinano il 3-3 finale. E il primo febbraio 2013 arriva il patatrac: c’è Roma-Cagliari e il povero uruguaiano ne combina di tutti i colori, tra cui intervenire in presa alta e indisturbato su un innocuo cross di Avelar e, in ricaduta, scaraventare il pallone in rete. La Roma perde per 4-2 e anche Zeman ne paga le conseguenze, venendo esonerato. Al suo posto arriva Aurelio Andreazzoli, che immediatamente restituisce la porta a Stekelenburg.
Goicoechea giocherà solo un tempo nel prosieguo della stagione, per poi fare ritorno al Danubio dove non vedrà più il campo, diventando il terzo di Ichazo e Rochet. Tornerà quindi in Europa, in Romania, all’Otelul Galati (arriverà un anonimo decimo posto a fine anno) e quindi all’Arouca, club dove giocherà nella prossima stagione provando a dimostrare di non essere solo un modo sbagliato di scrivere Goycochea.
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