Amarcord
Genio in campo e sregolatezza fuori: la storia dell’imprevedibile Eder!
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8 anni agoon
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RedazioneDi lui Pelè disse: “La sua arma è costituita da una padronanza tecnica che gli consente di curvare la palla nei due sensi; di lanciarla stupendamente in profondità, di farla galleggiare, di catapultarla bassa e, in generale, di spingerla di tanto in tanto in molte direzioni e a velocità varianti“.
Se il più grande calciatore di tutti i tempi si esprime così nei tuoi confronti, significa che non sei uno qualunque. Significa che sei Eder Aleixo de Assis, per tutti, semplicemente, Eder. Se il Brasile è la patria del genio applicato al calcio, Eder non è nato lì per caso.
Ma il genio, calcistico o di qualunque altro tipo, di solito va a braccetto con la sregolatezza e Eder non rappresenta l’eccezione, ma la regola. Col sinistro Eder fa quel che vuole, è capace di far viaggiare il pallone a 170 orari, ma il destro è come non lo avesse, forse a stento lo usa per scendere dal letto al mattino.
Fa quel che vuole pure fuori dal campo, Eder, soprattutto la notte, quando va in giro per locali a corteggiare le donne, spesso quelle degli altri. Capita, però, che a volte gli altri non la prendano bene e così, in una notte di maggio del 1978, Eder si becca una pallottola sul braccio da un marito particolarmente geloso.
Le risse Eder le scatenava anche in campo, non soltanto in discoteca: da poco approdato al Gremio, tira un cazzotto in faccia a un avversario nel derby con l’Internacional, mandando su tutte le furie il suo allenatore e mentore, Telè Santana, che lo mette fuori squadra per un bel pezzo.
Si narra che dopo un rimprovero piuttosto aspro da parte del mister, Eder si vendicò riempiendogli di escrementi le adorate e comodissime scarpe da passeggio, ma ciò non fece desistere Santana dal proposito di raddrizzare il suo pupillo, che abbandonò le cattive compagnie e pure le sigarette, era arrivato a fumarne 30 al giorno!
E con Telè in panchina, Eder diventerà il legittimo proprietario della maglia numero 11 della Selecao ai Mondiali spagnoli del 1982, facendo esplodere la Torcida verdeoro con un missile dei suoi, che non lascia scampo al leggendario portiere russo Dasev. Sarà quello il punto più alto della parabola di Eder in Nazionale, che si concluderà con l’ennesimo pugno in faccia rifilato all’avversario di turno nell’amichevole di preparazione a Messico ’86 tra Brasile e Perù.
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