Amarcord
Addio ad Alcides Ghiggia, eroe del Maracanazo e capitano della Roma
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9 anni agoon
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RedazioneIl calcio mondiale piange la morte di uno dei suoi primi eroi, Alcides Ghiggia, morto a 88 anni a Las Piedras stroncato da un attacco cardiaco a 65 anni esatti dalla storica vittoria dell’Uruguay contro il Brasile al Mondiale 1950, il celebre “Maracanazo”.
L’ultimo dei 22 di quel giorno ad andarsene, Ghiggia prima firmò l’assist per il pari di Schiaffino, poi segnò il 2-1 decisivo per la Celeste che fece piombare nel dramma l’intero Brasile, davanti a 200mila spettatori increduli. Pagò caro l’affronto: fu picchiato da alcuni teppisti e tornò in patria da conquistatore ma in stampelle.
“Mi ricordate solo il 16 luglio”, si lamentava spesso l’eroe dimenticato, che per vivere decorosamente dopo il ritiro aveva lavorato in un casinò e in un supermercato, prima di ottenere la pensione dopo essere stato in coma per 37 giorni a seguito di un terribile incidente stradale. Aveva venduto anche il premio Golden Foot, vinto nel 2006, per ottenere 29mila dollari e comprare un terreno per la moglie.
Nato a La Blanqueada, quartiere del ceto medio di Montevideo, dotato di un fisico minuto (169 cm per 62 kg), debuttò a 18 anni da centravanti, nel Sud America. Poi passò al Progreso e quindi al Peñarol, dove venne reinventato calcisticamente dal tecnico ungherese Imre Hirschl, che lo spostò nel ruolo di ala destra, esaltando appieno la sua velocità e il suo estro. Negli Aurinegros formò una coppia affiatata con Juan Alberto Schiaffino: i due fecero faville anche in Nazionale vincendo a sorpresa il Mondiale in Brasile. Nell’occasione Ghiggia segnò 4 gol, uno ogni partita della rassegna iridata.
Nel 1953 picchiò un arbitro durante un infuocato derby contro il Nacional e “fuggì” in Italia, dove fu ingaggiato dalla Roma. Nella Capitale restò ben otto stagioni: tra Dolce Vita, paparazzi, donne e scandali (fu condannato per atti osceni in luogo pubblico), vinse una Coppa delle Fiere, sfiorò uno scudetto nel 1958, e per due anni fu capitano dei giallorossi.
Nel Belpaese gli venne attribuito lo status di oriundo e, convocato in Nazionale nel 1957, ritrovò l’ex compagno Schiaffino. La sfortunata parentesi in Azzurro (mancata qualificazione ai Mondiali del 1958) durò solo un biennio. Dopo una stagione al Milan, in cui conquistò lo scudetto nel 1962, tornò in patria dove chiuse la carriera al Danubio, a 42 anni.
“Solo tre persone sono riuscite a zittire il Maracanã: Frank Sinatra , papa Giovanni Paolo II e io”, una delle sue frasi più celebri nelle tante interviste che rilasciò dopo il ritiro. Nel 2014 si era lamentato per non essere stato invitato al Mondiale in Brasile: “Il problema, forse, è stato la pessima organizzazione. O più semplicemente c’è rancore nei miei confronti”.
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