Amarcord
El “Nene” Teofilo Cubillas, il dio del calcio peruviano
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9 anni agoon
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Redazione“Se nascessi una seconda volta, sceglierei il Perù come il mio Paese, il calcio come professione e l’Alianza Lima come la mia squadra”.
Teofilo Cubillas
Carriera
1966-1972: Alianza Lima, 175 presenze e 116 gol
1973: Basilea, 14 presenze e 7 gol
1974-1976: Porto, 108 presenze e 65 gol
1977-1978: Alianza Lima, 56 presenze e 42 gol
1979-1984: Fort Lauderdale, 141 presenze e 65 gol
1985: Florida Sun, 16 presenze e 7 gol
1987: Alianza Lima, 17 presenze e 7 gol
1988: Miami Shark, 6 presenze e 3 gol
Perù (1968-1982): 81 presenze, 26 gol
Principali successi:
2 Campionati Peruviani (77, 78)
1 Coppa America (75)
Calciatore sudamericano dell’anno (72)
Universalmente riconosciuto come il più grande calciatore peruviano della storia, Teofilo Cubillas è stato l’anima e il rappresentante principale della generazione felice del calcio andino degli anni ’70, un vero e proprio eroe nazionale capace di trascinare il Perù a tre Mondiali, nel 1970, nel 1978 e nel 1982 contrassegnati dalle sue reti (ben 10 in 13 partite).
Buona parte della sua carriera si svolse in una sola società, l’Alianza di Lima, in cui crebbe ed esplose: centrocampista dal senso del gol ineguagliabile (312 le reti totali), il “Nene” (bambino) aveva un tiro preciso e potente (alcune sue punizioni sono capolavori), oltre a fantasia da regalare e una visione di gioco fuori dal comune.
Militò per quasi tutta la sua vita calcistica nell’Alianza Lima, vincendo subito a 17 anni, nel 1966, la classifica cannonieri, da autentico predestinato: la rapidità di esecuzione e il tiro a rete lo collocavano già una spanna sopra gli altri giocatori.
Ormai beniamino dell’intera nazione, nel 1968, a 19 anni, venne convocato per la prima volta in nazionale e nel 1970 partecipò ai Mondiali in Messico. Il ragazzo non era ancora il leader di una nazionale che stupirà il mondo, ma ne diventò la punta di diamante, concludendo l’esperienza con cinque reti e segnando a giganti come Germania e Brasile.
Proprio nel quarto di finale contro i leggendari verdeoro di Pelé Cubillas salì per la prima volta alla ribalta nazionale, realizzando una delle due reti dei Blanquirrojas, poi sconfitti per 4-2. Il suo impatto fu tale che lo stesso O’Rey dopo la partita lo proclamò suo erede: “Non preoccupatevi per il mio ritiro. Ho già un successore, Teofilo Cubillas”.
La mancata qualificazione al Mondiale del 1974 non fermò la sua ascesa: l’anno successivo arrivò la riscossa con il trionfo in Coppa America dopo 35 anni di digiuno. Cubillas segnò solo due reti ma fu proclamato unanimemente come miglior giocatore del torneo: fu il sigillo di una generazione straordinaria, che oltre al Nene contava giocatori del calibro di Chumpitaz e Sotil.
Cubillas tentò in seguito senza successo l’avventura in Europa, al Basilea e al Porto, per poi tornare all’Alianza e conquistare due titoli nazionali nel 1977 e nel 1978. La favola del grande Perù finì con la rassegna iridata in Argentina: la Blanquirroja partì forte si qualificò al primo posto nel suo girone, imponendo il pareggio all’Olanda e spazzando via Scozia e Iran con una doppietta e una tripletta di Cubillas.
La seconda parte di Mondiale è da dimenticare: nel secondo girone arrivarono le sconfitte contro Brasile e Polonia e soprattutto la partita farsa contro l’Argentina, un 6-0 che permise all’albiceleste del Generale Videla di qualificarsi per la finale a spese del Brasile e che lasciò molti dubbi sulla prestazione dell’undici peruviano (il match fu ricordato come la “mermelada peruana”, marmellata peruviana).
A 30 anni Cubillas decise di lasciare la sua nazione e trasferirsi in America nei Lauderdale Strikers, una specie di all-star con le vecchie glorie del calcio europeo e sudamericano. Qui ancora si mise in luce segnando 65 reti, prima di ritirarsi una prima volta nel 1984. Due anni prima aveva partecipato in Spagna all’ultimo, sfortunato Mondiale della generazione d’oro.
Ma la sua storia non era ancora finita: nel 1987 16 giocatori dell’Alianza Lima morirono in un disastro aereo. Cubillas, stabilitosi negli Stati Uniti, tornò così prontamente in Perù e si rimise le scarpe da calcio per aiutare il suo club, continuando a giocare fino a 40 anni.
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