Editoriale – Cosa c’entra la sorte, l’Inter ha perso l’anima

Dopo una giornata in cui è difficile biasimare la difesa o evidenziare la sterilità della fase offensiva (almeno sette le chiare occasioni da gol), la concentrazione è focalizzata su Roberto Mancini, che nel dopo gara di Genova ancora ha difeso a spada tratta i suoi: “Non ho nulla da rimproverare ai ragazzi. Dobbiamo continuare a giocare come stasera sperando che la sorte sia dalla nostra parte”. Dichiarazioni che non sono piaciute a parte della dirigenza, e in particolare al patron Erick Thohir.

L’Inter ha chiuso il decisivo mese di marzo senza vincere una partita, travolta per 5-2 nelle due sfide di Europa League contro il Wolfsburg, sorpassata in classifica dal criticatissimo Milan di Inzaghi e a -30 dalla Juventus. Per rivedere un’Inter decima dopo 28 giornate di campionato si torna al 1974/75, 40 anni fa.

Dopo la spesa fatta a gennaio, le parole dell’allenatore più pagato d’Italia sulla “sorte” e la “sfortuna” sono inaccettabili. Nei prossimi giorni la dirigenza incontrerà il tecnico jesino, urgono soluzioni per non continuare a sbattere la testa contro il muro ripetendo gli stessi errori: la pausa arriva nel momento più giusto. Riordinare le idee e ripartire con una mentalità diversa, meno permissiva e arrendevole: si può perdere l’Europa, ma non l’anima.