L’Inter ha trovato la formula del gol, ma è più masochista che pazza. Vidic e Kovacic…

Dieci reti in tre partite tra serie A e Europa League. Dopo un gennaio di vacche magre, l’Inter ha finalmente capito come fare male all’avversario. La svolta tattica impressa da Roberto Mancini con lo schieramento del rombo a centrocampo sta esaltando al massimo sia Medel che Shaqiri, i due perni principali su cui ruota la squadra.

Lo svizzero, soprattutto, sembra aver trovato il suo habitat ideale come vertice alto: detta i tempi dell’azione, ha spazio di manovra e visione di gioco per innescare le due punte o provare lui stesso l’inserimento in area di rigore. Il Pit Bull è da elogiare per il suo movimento continuo a centrocampo e per il suo ruolo ormai comprovato di frangiflutti davanti alla difesa: proprio da lui partono le azioni più pericolose.

Note amare della serata di Glasgow sono di nuovo la scarsa maturità della squadra, che dopo il 2-0 ha smesso di giocare su ammissione dello stesso Mancini, e la precaria tenuta difensiva, con Campagnaro che schierato terzino ha mostrato tutti i suoi limiti e Ranocchia sempre insicuro.

Ma due casi inquietano ancora di più il mondo nerazzurro: Kovacic non ha trovato spazio nell’undici titolare. Nonostante l’assenza di Brozovic, Mancini gli ha preferito Kuzmanovic a centrocampo e Palacio in attacco, per non destabilizzare gli equilibri trovati con il rombo. L’impressione è che il croato sia il primo penalizzato dal “nuovo ordine nerazzurro” e che difficilmente rientrerà tra le prime scelte: lo spazio a centrocampo si è ristretto di molto. E Mateo non dà segni di risveglio negli spezzoni di gara messi a disposizione.

L’altra questione riguarda Vidic: il serbo escluso ha avuto uno scambio di battute non certo amichevoli con il tecnico jesino nel secondo tempo ed è rimasto seduto in panchina invece di scaldarsi con i compagni. Vista l’insicurezza di Ranocchia, l’Inter non può permettersi il lusso di isolare un centrale di tale qualità ed esperienza internazionale.