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Per la Juve un 2014 da ricordare, ma tra record e vittorie pure una delusione… Di nome Conte
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10 anni agoon
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RedazioneTra record e vittorie, anche una delusione nel 2014 della Juve. Una sola, ma di biblica portata. Evento biblico, come Giosuè che ferma il sole, Antonio Conte che lascia la Juventus il 15 luglio in pieno ritiro estivo, così, di punto in bianco. Il perché? Chi lo sa? Chiedetelo a lui, perchè soltanto lui può saperlo.
E non ingannino le parole pronunciate a caldo immediatamente dopo l’ufficializzazione del divorzio, erano frasi di circostanza, esca non abboccata. Non hanno abboccato i tifosi e neanche i giornalisti, che lucci non sono e le ragioni vere della scelta di Conte le avevano intuite e alcuni perfino anticipate.
Nè la mancanza di stimoli, nè la richiesta non esaudita di almeno un paio di top players hanno spinto Antonio lontano da Torino, perché quando siedi sulla panchina della Juve di stimoli ne hai quanti ne vuoi e poi perché se il top player che hai chiesto è Cuadrado, beh, allora, ti tieni quelli che hai già.
Conte ha avuto paura, tutto qui. Paura di non riuscire a ripetersi, di non saper più vincere, proprio lui, vincente per eccellenza, che della vittoria ha fatto la sua ragione di vita, il suo credo, la sua religione, tanto da chiamare Vittoria sua figlia. Ma un vincente è vincente perché insegue la vittoria ad ogni costo, con ogni mezzo, contro tutto e tutti.
Al contrario, non può essere un vincente chi ha paura di non riuscire a vincere e non ci prova perché teme di non riuscirci. Anzi, è nel fallimento, nella sconfitta che il vincente trova la forza, quella carica rabbiosa per ripartire a caccia della vittoria con ancor maggior vigore.
È nel naufragio europeo della stagione scorsa che Antonio il vincente avrebbe dovuto trovare la forza per continuare a inseguire la vittoria, ma non è un vincente chi parte battuto ancor prima di scendere in campo, chi dichiara pubblicamente che la propria squadra non può competere contro un avversario maggiormente attrezzato.
Non è un vincente. È un maniavantista. Questo è Antonio Conte, un maniavantista che anela ad essere un vincente. È vero, Conte ha vinto, ma chi ha vinto non necessariamente è un vincente. Ricordate il buon Zaccheroni? In carriera ha vinto, ma può dirsi un vincente?
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