Il Moviolone
Oggi, nel 1920, nasceva il ciclista Fiorenzo Magni
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10 anni agoon
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Redazione“Un fantastico campione, un uomo che ha saputo lottare senza timori al pari di campioni del calibro di Bartali e di Coppi.”
Così scrisse il celeberrimo telecronista Adriano De Zan in “Gentili signore e signori buongiorno” su Fiorenzo Magni, leggenda assoluta del ciclismo mondiale che esaltò i tifosi tra gli anni ’40 e ’50. Reputato il terzo uomo alle spalle di Bartali e Coppi, seppe vincere ben tre Giri d’Italia e altrettanti Giri delle Fiandre, che gli valsero l’appellativo di Leone delle Fiandre.
Ma, oltre le vittorie, rimasero impressi nell’immaginario collettivo anche altri momenti quali il ritiro al Tour del 1950 a causa del folle gesto di un automobilista verso il compagno Bartali e la perseveranza al Giro del 1956 nonostante una clavicola fratturata, a cui seguì pure la rottura dell’omero.
Il campione di Vaiano (PO) fu un formidabile discesista e passista con una buona tenuta in salita e al Giro del 1951 trionfò con la casacca della Ganna, squadra del mitico trionfatore al primo Giro d’Italia della storia nel 1909 (a cui abbiamo appena dedicato un servizio).
Nato nel 1920, cominciò a lavorare in giovane età e scoprì il proprio talento sportivo verso i 16 anni, quando ottenne sette successi tra gli Aspiranti con l’Associazione Ciclistica Pratese. Nel 1941 venne messo sotto contratto dalla Bianchi, ma a causa della Guerra ebbe poco tempo da dedicare alle due ruote e dopo l’Armistizio dell’8 Settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana. Finite le ostilità belliche, fu processato per i fatti della Battaglia di Valibona, dove fu difeso dal collega Alfredo Martini e venne assolto per amnistia.
La sua leggenda iniziò con la vittoria al Giro del 1948, dove vestì la maglia rosa a Milano con appena 11″ di vantaggio su Ezio Cecchi e dove fu contestato dai tifosi milanesi a causa delle spinte ricevute in salita sul passo Pordoi, a causa di cui prese due minuti di penalità. Poi, dal 1949 al 1951 segnò una tripletta al Fiandre e nello stesso 1951 trionfò al Giro su Van Steenbergen e Kübler e chiuse secondo ai Mondiali di Varese alle spalle dello stesso Kübler in volata. Il suo ultimo grande successo avvenne al Giro del 1955, dove precedette gli immensi Coppi e Nencini senza dimenticare le piazze d’onore al Giro del 1952 e del 1956, tre primati mondiali su pista, la classifica a punti alla Vuelta nel 1955 e svariati podi tra Sanremo, Roubaix e Lombardia.
A fine carriera, ebbe ruoli dirigenziali e dal 1963 al 1966 fu addirittura Commissario tecnico degli azzurri. La sua storia e unica biografia ufficiale è raccontata nell’opera “Il terzo uomo”, scritta dal giornalista Auro Bulbarelli.
Riccardo Tempo dal sito: http://worldsports1987.com/
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