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Doping: cambiamento o ritorno al passato?
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10 anni agoon
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RedazioneIl doping ha sempre fatto parte dello sport e l’antidoping lo ha sempre inseguito a debita distanza. Le punizioni dopo una positività possono essere un utile deterrente, ma sarebbe ben più importante tentare di prevenire. In questi anni, vi sono state molte migliorie soprattutto nel campo del ciclismo, mentre gli altri sport, esclusi sporadici casi, sembrano essere rimasti ancorati al passato dove il motto di molte federazioni era: “Conta solo vincere, non importa come.”, essendo la visibilità una questione cruciale a discapito di elementi ben più importanti come per esempio la sana crescita dei (più o meno) giovani.
Tra tutti gli sport, l’atletica leggera è quello che avrebbe dovuto imparare di più dal proprio passato visto che i Super Gonfiati e le Donne-Uomo presenti soprattutto negli anni ’70 e ’80, i cui record sono tuttora (in certe specialità) inarrivabili, hanno dimostrato come certi limiti umani siano invalicabili e solo l’ausilio di alcune sostanze possa permettere il superamento di tali barriere. Questi “fenomeni” esistono, seppur raramente, ancora e l’Italia ha trovato il suo nel marciatore Alex Schwazer.
L’altoatesino mise in mostra il propria talento sulla 50 Km di Termoli a inizio 2004 e poco più che diciannovenne chiuse in un valido 4h00’51”, crono migliorato di quasi 4′ l’anno successivo ad Augusta. Il primato nazionale di Giovanni Perricelli era allora di 3h43’55” ottenuto agli Europei di Helsinki 1994, in cui il milanese colse il bronzo e in pochi erano riusciti a scendere sotto le 3h50′. Ma, improvvisamente, il Ciclone Schwazer divenne travolgente e dopo essere giunto a 3h49’42” a Miskolc nel Maggio 2005, tre mesi più tardi volò in un incredibile 3h41’54” ai Mondiali di Helsinki, in cui fu terzo alle spalle dei due russi Kirdjapkin e Voevodin allenati dal Gran Maestro del doping Viktor Chegin, coach con un numero impressionante di squalifiche dei propri pupilli. Poi, dopo un 2006 difficile, in cui comunque ottenne un buon 1h21’38” sulla 20 Km a Rio Maior, nel 2007 compì un ulteriore miglioramento prodigioso grazie alle 3h36’04” marciate a Rosignano Solvay, con cui divenne il quarto più veloce della storia (ora è sesto) e l’assoluto favorito ai successivi Mondiali dove, però, una tattica troppo attendista lo relegò a un nuovo bronzo dietro a Deakes e Diniz. Nonostante questa delusione, tutti pensavamo che avrebbe potuto vincere facilmente le Olimpiadi di Pechino e che avrebbe potuto inoltre stabilire il nuovo primato mondiale; la prima previsione fu azzeccata. In Cina, Alex vinse con 3h37’09” e rifilò 2’18” a Tallent e 3’05” al primatista iridato Nizhegorodov. Da quel giorno, non avrebbe più ottenuto alcunché sulla Distanza Infinita, ma due anni dopo sarebbe risorto sulla 20 Km con un clamoroso 1h18’24” a Lugano, poi abbassato nel 2012 a 1h17’30” sempre nella cittadina elvetica, con cui è tuttora sesto di tutti i tempi, preceduto da diversi squalificati per doping.
Pronto per riconfermarsi alle Olimpiadi di Londra, fu trovato positivo all’EPO e squalificato fino al 30 Gennaio 2016. Dalle indagini della Procura, è emerso che diverse persone in ambito federale fossero a conoscenza dei rapporti tra Schwazer e il radiato Dottor Michele Ferrari, lo stesso che aveva “curato” Lance Armstrong, oltre al fatto che questi giganteschi miglioramenti avrebbero dovuto far riflettere sin dal 2005. Per ora, non ci sono prove decisive che inchiodino l’atleta a parte quel controllo del 2012 (effettuato dalla WADA, dunque l’Agenzia Mondiale e non dal comitato italiano), ma un altro spunto di riflessione è dovuto al fatto che il coach storico dei suoi anni d’oro fosse Sandro Damilano, già tecnico del fratello campione olimpico Maurizio, presente a sua volta tra i file del famigerato Professor Francesco Conconi, l’artefice di uno dei più grandi giri di cure dopanti della storia sportiva e i rapporti tra Conconi e lo stesso Sandro Damilano sono stati provati anche recentemente per il bronzo olimpico Elisa Rigaudo che, però, ha detto di avere consultato il “medico” ferrarese solo per la preparazione atletica.
Ora, si parla tanto della presunta collaborazione di Schwazer con la Giustizia e del suo rientro in vista dei Giochi di Rio 2016, mentre si demonizza l’immensa campionessa di pattinaggio su ghiaccio Carolina Kostner, rea di aver coperto il proprio ex fidanzato all’epoca dei fatti. La Procura ha richiesto una dura sanzione anche per la “Regina dei ghiacci” e parte dell’opinione pubblica la ha condannata senza alcun tipo di riflessione. Se Carolina avesse realmente coperto il marciatore, andrebbe certamente sanzionata, ma quanti di noi avrebbero denunciato alle autorità la persona amata (sempre che la Kostner fosse a conoscenza di tutti i dettagli, questione non ancora provata).
Lo sport così come ogni altro settore viene perennemente sminuito e ridicolizzato non solo da chi commette evidenti reati, ma pure da chi giunge a immediate conclusioni senza alcuna riflessione, senza avere alcun tipo di cultura sull’argomento dibattuto, senza guardare i propri scheletri nell’armadio ma ingigantendo a dismisura quelli altrui e senza dare un contributo costruttivo ma solo distruttivo.
Oltre a questo caso, ultimamente è venuto alla luce l’episodio riguardante tre dei quattro velocisti azzurri vincitori dell’argento agli Europei di Barcellona 2010 in un incredibile 38”17, con cui l’antico record dei leggendari Tilli-Simionato-Pavoni-Mennea ai Mondiali di Helsinki 1983 è stato abbattuto di ben due decimi. Sulla pista spagnola, la 4×100 italiana schierava Roberto Donati, Simone Collio, Emanuele Di Gregorio e Maurizio Checcucci e il solo siciliano Di Gregorio non è entrato nell’inchiesta. I quattro jet nostrani erano un team di ottimo livello, tra i favoriti per il podio (senza i britannici in finale) e in ottima forma e con dei cambi perfetti non sarebbe stato sorprendente un crono di rilievo. Detto ciò, fu incredibile che i fortissimi francesi finissero davanti ai nostri per soli 0”06 grazie alla rimonta negli ultimi metri di Mbandjock su Checcucci e che il vecchio primato nazionale fosse battuto così nettamente con due atleti quali Donati e Checcucci, sicuramente non tra i nostri migliori sprinter della storia (seppur il reatino fosse un eccellente partente e curvista).
Ora, Collio, Checcucci e Donati sono stati deferiti e la Procura ha richiesto una sospensione rispettivamente di 2 anni e 3 mesi, 2 anni, 8 mesi per alcune infrazioni delle Norme Sportive Antidoping di cui, se venisse confermata la loro colpevolezza, dovrebbero essere chiamati a rispondere pure chi li ha sostenuti in questo frangente.
Ricordiamo comunque che i tre non sono mai risultati positivi a un controllo antidoping.
Se l’atletica è ancora lontana dal rigore dei controlli del ciclismo, quest’ultimo ha compiuto degli enormi passi in avanti dall’introduzione del passaporto biologico nel 2008, grazie a cui i controlli a sorpresa si sono intensificati al punto che le prestazioni sono crollate, come si denota dal fatto che il dominatore del Tour 2014 Vincenzo Nibali avrebbe faticato a essere un discreto gregario verso la metà degli anni ’90, quando Bjarne Riis produceva 480 watt di potenza media sulla salita di Hautacam al Tour del 1996, ascesa su cui il nostro campione ha prodotto circa 400 watt, impiegando circa 3’ in più del danese (su ciò, scriveremo a breve un approfondimento).
Però, le due ruote realizzeranno il salto di qualità decisivo nel momento in cui verranno allontanati quegli ex corridori ora manager, medici e vecchi dirigenti facenti parte di quell’epoca come per esempio lo stesso Riis (team manager di Contador e Sagan alla Tinkoff-Saxo) e Aleksandr Vinokurov (general manager di Nibali e Aru all’Astana Pro Team). In pochi mesi, le due squadre dell’Astana hanno subito cinque positività e immediatamente, i vertici kazaki hanno sospeso il Team Continental (quello più scarso) reo di tre sospensioni a fronte delle due dell’altro. Questa è una mossa disperata nella speranza che la formazione più forte non venga squalificata e che, dunque, i due campioni azzurri assieme a molti altri non rescindano il contratto in cerca di lidi più sicuri.
Comunque, il buon segnale è che i controlli antidoping stiano funzionando piuttosto bene e nel momento in cui anche le altre federazioni dovessero intraprendere (in modo serio) questa strada, il mondo sportivo (e non solo) riceverebbe un guadagno incommensurabile, da cui partire verso un futuro dalle prospettive migliori.
Riccardo Tempo dal sito: http://worldsports1987.com
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