Amarcord
Lenta e silenziosa: è la rivoluzione di Erick Thohir!
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10 anni agoon
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RedazioneE’ finita così, quasi in sordina, la lunga storia d’amore tra Ivan Ramiro Cordoba e l’Inter. Iniziata 14 anni fa da calciatore e proseguita poi nelle vesti di team manger una volta appese le scarpe al chiodo. In realtà, l’ addio era già stato deciso da tempo ed era stato rimandato solo per risolvere le ultime pratiche burocratiche e permettere ad entrambe le parti di accordarsi sui termini della consensualità.
Con l’addio del colombiano, Thohir conferma l’ intenzione di voler rivoluzionare completamente l’assetto societario della società nerazzurra: una rivoluzione lenta e silenziosa quella del tycoon indonesiano che -dopo un’attenta analisi della situazione- ha rotto gli indugi, indicando apertamente su chi puntare per il rilancio delle ambizioni del Biscione.
DUE SOLI SUPERSTITI – Gli unici ‘morattiani’ rafforzati dal cambio societario rispondono ai nomi di Piero Ausilio, cui è stato affidato il timone del mercato dopo anni da comprimario e che gode dell’assoluta fiducia di Thohir come dimostra il recente rinnovo di contratto e Javier Zanetti, che da capitano in campo è passato dietro la scrivania per ricoprire ruolo (che finora sembrerebbe puramente formale) di vice-presidente. Stop: su tutti gli altri, si è battuto il ciclone Erick.
GLI ADDII SUL CAMPO– Sono parecchi, a cominciare dal campo, che non vede più protagonista il blocco argentino, fondamento di tante vittorie. Addio, senza nemmeno troppi giri di parole, ai vari Cambiasso, Milito, Samuel, ma anche a Castellazzi, presente in Pinetina dal 2010. Tutta gente che ha fatto la storia dell’Inter e che, Zanetti a parte, ha scelto di proseguire altrove la propria carriera da calciatore perchè non più benvoluta in nerazzurro.
I 30 EPURATI IN SOCIETA’ – Sono trenta in totale le teste spuntate dall’organigramma societario per mano di Erick Thohir. Fedele al diktat ‘prima il bilancio, poi il resto’, il presidente ha preferito snellire subito il gruppo dirigenziale per evitare di trovarsi un domani a fare i conti con il bilancio, che ad oggi segna un passivo di 80 milioni. In questo senso vanno letti i numerosi allontanamenti disposti dal magnate indonesiano: il primo fu (lo scorso gennaio) l’ex direttore sportivo Marco Branca, seguito poi dal medico sociale Combi, dal vicedirettore generale Filucchi, dal responsabile dello stadio Barletta, dalla responsabile per la comunicazione Susanna Wermelinger, per finire ad oggi, con l’addio del team manager Cordoba. Questi, più altri nomi meno altisonanti, fanno un totale di trenta. Senza dimenticare il ridimensionamento del ruolo di Milly Moratti, moglie di Massimo, cui è stato revocato il ruolo da ‘direttore artistico’.
I RAPPORTI CON MORATTI – Freddi, anzi freddissimi, i rapporti tra le due massime autorità del mondo nerazzurro. Moratti, che chiaramente non ha gradito l’epurazione ‘made in Indonesia’, si è sentito attaccato sul personale dalla strategia societaria di Thohir e, per questo, ha scelto la via del silenzio e della riflessione. Nel frattempo, i rapporti della famiglia Moratti con la nuova Inter saranno garantiti dalla presenza del figlio Angelo Mario, più aperto al nuovo corso nerazzurro e in sintonia con alcune delle scelte del Tycoon. E’ lui, al momento, l’ultimo legame ancora esistente tra l’Inter e una delle famiglie più vincenti della storia del calcio.
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