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Costa Rica, la difesa di Pinto “Non sono Al Capone”
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10 anni agoon
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Redazione“Non sono Al Capone o Hitler, e neppure una persona machiavellica ma uno che rispetta gli altri”. Finisce male l’avventura di Jorge Luis Pinto sulla panchina della Costa Rica. L’ex tecnico della nazionale centroamericana, capace di arrivare ai quarti di finale nel Mondiale brasiliano, attacca la Federcalcio costaricense e si difende dalle accuse piovutegli addosso dopo aver rassegnato le dimissioni dovute a divergenze con la Federazione che non gli ha permesso di inserire nello staff tecnico alcune persone di sua fiducia.
“Mi hanno danneggiato immensamente”, prosegue il colombiano intervenuto a una radio locale e che nei giorni scorsi si era scagliato contro alcuni dirigenti della Federazione costaricense che, a suo avviso, gli avrebbero remato contro durante le qualificazioni mondiali. “Ho dovuto dormire col nemico”, aveva spiegato Pinto fermato ai mondiali solo ai rigori dall’Olanda. L’ex ct della nazionale aveva puntato l’indice su Paulo Cesar Wanchope accusato di essere il capofila della fronda a lui avversa. Chiamato in causa Wanchope l’ex giocatore ha dato del “codardo” a Pinto. “Dice di essere una persona diretta ma certe cose non me le ha mai dette in faccia, questo dimostra come sia codardo”.
Da parte sua il presidente federale, Eduardo Li, accusa il tecnico di aver contravvenuto alla riservatezza su quanto accade all’interno dello spogliatoio del Costa Rica. La telenovela sulla Nazionale ha in parte rovinato il clima di festa che si viveva nel Paese dopo il grande Mondiale che ha visto per la prima volta nella storia la Costa Rica arrivare fino ai quarti di finale.
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