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GARBAGE TIME – San Antonio-Miami, atto II: road to Larry O’Brien Trophy 2014!
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11 anni agoon
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RedazioneNel 1974, Francis Ford Coppola, dirige e firma il “Padrino Parte II”, il primo sequel della storia del cinema ad aggiudicarsi il premio Oscar come miglior Film dell’Anno (impresa che verrà poi successivamente bissata anche dal secondo capitolo della Saga del Signore degli Anelli: il ritorno del Re). Come è facilmente intuibile, vista la centenaria storia del cinema, sono davvero pochi i casi in cui all’enorme successo ottenuto dal primo episodio di una saga, ne venga prodotto un secondo che non solo si dimostri all’altezza del suo predecessore, ma che addirittura lo superi in termini di riconoscimenti, critica e fama.
Anche nel mondo dello sport, ciò si è verificato assai di rado, ma un fulgido esempio, è rappresentato dalla Finale NBA del 1998, in cui i Chicago Bulls dell’ultimo Michael Jordan sconfissero 4-2 gli Utah Jazz della coppia “Stockton to Malone”, bissando così il successo dell’anno precedente sempre contro i medesimi rivali, grazie ad uno dei finali thriller più entusiasmanti e drammatici di ogni epoca. Non che la Finale del 1997, non fosse stata esaltante o emozionante, tutt’altro, ma il fascino di quei Playoffs, gli ultimi del più grande giocatore di tutti i tempi, e di quella leggendaria Gara 6, rimarranno per sempre impressi nella memoria di ogni appassionato NBA.
“Rebound Bosh, back out to Allen, he’s three pointer, bang!!! Tie game with 5 seconds remainig”.
18 giugno 2013, gara 6 delle Finals NBA, ore 23.30, American Airlines Arena, Miami, Florida. 19.600 spettatori, esplodono in un boato fragoroso, dopo essere stati ad un passo dal suicidio di massa in stile “Maracanazo”, grazie al miracolo di Walter Ray Allen, il Don Vito Corleone con la palla a spicchi. I Miami Heat, con un tiro da 3 punti a 5,2 secondi dallo scadere, impattano a quota 95. Il resto, è storia..
Scrivere un copione migliore di questo? Difficile, molto difficile anche per un genio del calibro di Ford Coppola.. Il 5 giugno 2014, inizierà il secondo atto della sfida tra San Antonio Spurs e Miami Heat, o Spurs-Heat parte II, se preferite, valido per l’assegnazione del titolo di campioni NBA.
Per la squadra della Florida, alla caccia del three-peat, si tratta della quarta finale consecutiva, impresa riuscita solo ad altre due franchigie nella storia di questo sport: i Los Angeles Lakers dello “Showtime” di Magic e Kareem (1982-85) e i Boston Celtics, addirittura, in due occasioni (1957-66 e 1984-87). Dall’altra parte i San Antonio Spurs del trio: Parker, Ginobili e Duncan che nel corso di questi playoffs hanno centrato la 113esima doppia W in post-season, diventando così i “Big Three” più vincenti di tutti i tempi, staccando il celebre terzetto composto da Magic, Kareem e Cooper dei Lakers fermo a quota 110. Numeri che rendono chiaramente l’idea della grandezza della sfida, fra due franchigie che rappresentano lo “Yin” e lo “Yang” della pallacanestro moderna, sia in termini di sistema di gioco, che in termini di organizzazione societaria e che candidano la sfida all’”Oscar” di miglior serie finale di sempre, meglio anche di quella precedente.
Difficile dunque, se non impossibile, prevederne l’esito, ma certamente molto dipenderà dalle condizioni fisiche del franco-belga Tony Parker, uscito mal concio dalla decisiva gara 6 con gli Oklahoma City Thunder. La sua presenza sul parquet sarà fondamentale per la squadra di Coach Pop, che sulle penetrazioni del francese aveva costruito parte del capolavoro sfumato all’ultimo secondo la passata stagione. Quella che, a mio avviso, può essere individuata come la chiave della serie è la difesa che Kawhi Leonard metterà in pratica contro LeBron James, il pericolo pubblico numero 1 per la difesa degli Spurs. Non è un caso che nei due precedenti in regular season, le cifre messe a referto dal “Prescelto” contro i texani siano state di molto inferiori rispetto a quelle stagionali (18.5 punti, 7 rimbalzi e 6,5 assist). Le lunghe braccia del californiano di Riverside e il suo incredibile atletismo, hanno già rappresentato un problema per il numero 6 di Miami nelle scorse Finals NBA e l’ulteriore maturazione, frutto di un incessante lavoro sui fondamentali da parte dello staff tecnico di Coach Pop, hanno ulteriormente incrementato il suo tempismo e la velocità di scivolamento. Non va inoltre sottovalutato il fattore campo, che in virtù di un miglior record in stagione regolare, sarà ad appannaggio dei San Antonio Spurs, dato non irrilevante se si considera che in questa stagione gli Heat hanno mostrato più di qualche segno di debolezza in trasferta, con un record di poco superiore al 50% (22-19 in stagione regolare, 4-3 nei Playoffs).
A due giorni di distanza dal “Red Carpet”, tutti gli attori protagonisti, stanno ripassando i canovacci dei propri copioni, mentre i due allenatori, preparano le cineprese. Non ci resta quindi che attendere il primo “ciak si gira”.. pardon, la prima palla a due!
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