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Meno 13 all’inizio di Brasile 2014: l’Italia e i suoi avversari nel girone D
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10 anni agoon
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RedazioneCavani, Suarez, Forlan da una parte; Lampard, Gerrard e Rooney dall’altra: un gruppo davvero difficile aspetta l’Italia, chiamata ad un impegno fuori dal comune nel girone D, “the death pool”. In totale le squadre partecipanti ai Mondiali sono 32: di queste, solo 7 hanno vinto almeno una Coppa del Mondo. Tre di queste 7 si trovano nel gruppo D. Quanto male ha fatto agli uomini di Prandelli quel pareggio contro la Danimarca, a qualificazione mondiale già acquisita: forse, da testa di serie, le cose sarebbero andate meglio. Ma sul latte versato non si piange: gli uomini di Prandelli partono comunque da favoriti nel girone di ferro del Mondiale brasiliano.
L’Uruguay s’è qualificato alla kermesse brasiliana dalla porta di servizio: solo quinto in un girone sudamericano privo del Brasile, la Celeste ha facilmente battuto l’avversaria di turno nello spareggio (la modesta Giordania). Ma che fatica per gli uomini di Tabarez, lontani parenti della squadra capace di ottenere il terzo posto ai Mondiali 2010.
Ovviamente, non possiamo certo darli per spacciati: anche se invecchiata di 4 anni la Celeste resta fortissima (almeno sulla carta), e sembra aver trovato equilibrio anche in difesa, vero tallone di Achille della squadra sudamericana negli ultimi anni. Caceres è un jolly che può giocare in ogni ruolo della linea difensiva, permettendo a Tabarez di variare strategia lungo il corso della gara; Fucile e Maxi Pereira sono esterni di spessore.
Il capitano, Lugano, rinasce ogni volta che indossa la camiseta della nazionale: durante gli ultimi tre anni, con PSG, Malaga e West Bromwich, è stato lontano parente del difensore dominante ammirato in Turchia (giocava nel Fenerbahce), goleador e vero e proprio fattore nel gioco aereo.
Ma la maglia della nazionale gli dà vigore: non bisogna sottovalutare la sua esperienza. Sulla carta, siamo comunque più forti della Celeste: per Italia Uruguay noi diciamo segno 1, e tocchiamo ferro (ma anche gli addetti ai lavori la pensano così).
Come dicevamo, i grattacapi degli azzurri non sono finiti: infatti, al nostro bel girone abbiamo invitato anche gli inventori del football, quegli inglesi che non vincono la coppa dal lontano ’66. Sulla carta ai “Three Lions” non manca nulla per vivere questo Mondiale da protagonisti: oltre a giocatori solidi, dotati di grande esperienza internazionale come i sopracitati, possiamo aggiungere una serie di giovani già affermati, campioncini in erba su cui puntare per portare a casa questo torneo.
Parliamo, ad esempio, della linea verde del Liverpool: dal bomber Sturridge, ai centrocampisti Sterling e Henderson. O di Wilshere, regista ormai affermato, metronomo dell’Arsenal. Insomma, giocatori per costruire una squadra vincente ce ne sono: i nostri dubbi, di contro, sono legati al direttore d’orchestra. Roy Hodgson è una vecchia volpe del calcio mondiale e un ottimo allenatore.
Il buon Roy però pecca, secondo noi, sul gioco offensivo e sul possesso palla. Tutti si ricordano del gioco all’italiana che il tecnico inglese impose ai suoi nel match contro l’Italia durante i quarti degli Europei 2012: gli azzurri si ritrovarono col pallino del gioco in mano senza eccedere in pressing o aggressività, con Pirlo libero d’inventare e creare gioco a suo piacimento.
Solo la fortuna e l’imprecisione dei nostri attaccanti trascinò ai calci di rigore una partita dominata: ma due anni fa il gioco di Hodgson fece storcere il naso a parecchi. Se il tecnico degli inglesi riuscisse a integrare i giovani campioni in un contesto formato dai pilastri storici (sempre i sopracitati), beh, ci sarebbe davvero da preoccuparsi: ma vogliamo essere positivi e diciamo che all’Inghilterra manca, secondo noi, un’idea di gioco precisa.
Prevediamo, in ogni caso, che Inghilterra – Italia sarà la partita più difficile di questo girone (partita di apertura, il 14 giugno nell’inferno amazzonico di Manaus). Insomma, the Death Pool ci aspetta: non vediamo l’ora che questi Mondiali brasiliani comincino!
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