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GARBAGE TIME – Cleveland, ma che..fortuna! I possibili scenari aperti dalla vittoria della lottery draft
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11 anni agoon
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Redazione“Audentes fortuna iuvat” (“la fortuna aiuta gli audaci), scrive Virgilio nell’Eneide, e a giudicare dall’esito della draft lottery 2014, i Cleveland Cavaliers, devono essere stati, in una vita precedente, davvero molto audaci. Si perché in questa, di vita, in realtà, le soddisfazioni per i suoi fans sono state davvero poche: 0 titoli NBA, una sola apparizione alle NBA Finals, e 3 titoli divisionali in poco più di 40 anni di storia.
D’altronde, se giochi le tue partite casalinghe nella città, ribattezzata “The mistake on the lake”, la tua stella non può di certo nascere sotto i migliori auspici.
Secondo la filosofia relativistica, che tendenzialmente si occupa di questioni un po’ più importanti che dei destini delle squadre di pallacanestro, non esistono verità assolute: tutte le possibilità si equivalgono perché non sono conoscibili e comunque non sono comunicabili. Ora, senza voler divagare e lanciarmi in sperticati atti d’accusa alle teorie di Gorgia, Montaigne e Wittgenstein, bisogna comunque ammettere che, 1,7 su di una scala che va da 1 a 100, è, relativamente, davvero poco.
Poco si, ma evidentemente comunque sufficiente, perché per il secondo anno consecutivo, la squadra dell’Ohio si è aggiudicata la prima chiamata al draft NBA, ovvero la possibilità di scegliere per prima un giocatore proveniente dal college o che attualmente gioca in altri campionati del mondo e che si sia dichiarato “elegibile”. Davanti ad un attonito Doctor J, in rappresentanza dei Philadelphia 76ers, ed alla bella Mallory Edens, figlia del proprietario dei Milwaukee Bucks (che per la cronaca, avevano rispettivamente il 19% ed il 25% di possibilità di aggiudicarsi la prima chiamata), la trascendente audacia dei Cavaliers è stata premiata ancora una volta, la terza in quattro anni.
POSSIBILI SCENARI:
Oggi la squadra ruota intorno al suo playmaker, il talentuoso Kyrie Irving, a sua volta prima scelta al draft del 2011 e che in questa stagione è stato incoronato come la Stella più brillante della partita delle Stelle, confermando di poter sedere, con diritto, allo stesso tavolo dei vari Durant, James, Bryant, Wade e soci. Completano il quintetto, Dion Waiters, prototipo ideale della point-guard moderna: talentuosa ed esplosiva, in grado di realizzare giocate sensazionali dal punto di vista atletico e bucare la retina con buona precisione da 3, Luol Deng, un usato sicuro di passaporto britannico che ha già, forse, sparato le sue cartucce migliori negli anni di Chicago, Thristan Thompson, un lungo tutto fisico e centimetri con ampi margini di miglioramento (per il quale si è però in odore di cessione) ed Anderson Varejao, ancora in grado di dire la sua, anche in un contesto NBA, a patto che i guai fisici smettano di tormentarlo e comunque entrato nell’ultimo anno di contratto. In panchina, all’interno di un frullatore composto da giovani speranze futuribili e veterani, ancora alla ricerca della gloria personale, siede in pianta stabile anche l’ultima prima scelta assoluta dei Cleveland Cavaliers, il canadese Anthony Bennet, sul quale dovremmo aprire un ulteriore capitolo, ma che per ragioni di spazio ci riserviamo di trattare in separata sede. Per ora vi basti sapere che è ben lungi dall’essere in linea con il proprio peso-forma e che le sue statistiche, in 52 partite giocate, riportano un laconico: 4,2 punti a partita, 3 rimbalzi e 0,3 assist, un disastro su tutta la linea (linea.. appunto)!
In tutto questo resta da chiedersi come deciderà di muoversi David Griffin, General Manager di Cleveland, che ad un mese di distanza da uno dei draft più ricchi di talento e profondi dai tempi di James, Anthony, Wade e Bosh, ha nelle proprie mani il destino dell’intera franchigia.
SOLUZIONE 1: Cleveland si tiene la prima scelta al draft, senza decidere di scambiarla e provando ad inserire un altro giovane nel segno della continuità rispetto al progetto originale. Scegliere per primi ti offre la possibilità di vagliare tutte le possibili soluzioni, senza dovere fare i conti con improvvisi cambi di programma dettati dalla volontà altrui, ma ti carica anche di un’enorme responsabilità in caso di errore (vedere alla voce Anthony Bennet per intenderci). Con la prima scelta Griffin, potrebbe cercare di colmare le lacune del roster andando a pescare Joel Embiid, dall’università di Kansas, un centro camerunense di 213 centimetri che fino all’età di 15 anni si dilettava con la pallavolo e che ora potrebbe diventare un giocatore dominante in NBA. Tutti i principali esperti di ESPN, compresi Jeff Van Gundy, Bill Simmons e Doug Collins mettono Embiid in cima ai loro mock draft, ed attualmente questa sembrerebbe l’ipotesi più percorribile.
SOLUZIONE 2: Cleveland si tiene la prima scelta al draft, senza decidere di scambiarla e provando ad inserire un altro giovane nel segno della continuità rispetto al progetto originale. Griffin, in questa seconda ipotesi, potrebbe decidere di pescare uno tra il canadese Andre Wiggins anche lui dall’università di Kansas o lo statunitense Jabari Parker, dall’università di Duke, che attualmente appaiono come i due prospetti più pronti e con ampi margini di crescita dell’intero draft e che ricoprono la medesima posizione di small forward.
SOLUZIONE 3: Cleveland scambia la propria prima chiamata con i Minnesota Timbervolwes, attualmente la franchigia che più ha mostrato interesse per la pick numero 1, per mettere le mani su Kevin Love, stella di primo spessore e che in coppia con Irving potrebbe creare un asse play-pivot, in grado di modificare sin da subito le sorti della franchigia, senza dover attendere la maturazione cestistica o la definitiva esplosione delle tante scommesse presenti nel roster.
P.S. In molti, soprattutto al di qua dell’Oceano, hanno accolto la vittoria dei Cleveland Cavaliers alla lottery draft con una certa diffidenza, immaginando chissà quali macchinazioni da parte del commissioner Adam Silver, atte a convincere LeBron James, il Prescelto, a tornare a Cleveland, dove troverebbe la tavola imbandita per la corsa verso il primo anello della storia della franchigia. Per quanto mi riguarda ammiro troppo la cultura sportiva americana per poter credere a simili illazioni.. Si tratta semplicemente di audacia, o se preferite chiamare le cose con il proprio nome: di una fortuna più che sfacciata!
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