Amarcord
Il Bologna lascia la serie A nel caos: ecco i motivi del disastro rossoblù…
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11 anni agoon
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RedazioneMancheranno sette scudetti nel palmarès della prossima serie A, quelli di un Bologna risucchiato all’ultimo in zona retrocessione dopo aver vivacchiato al di sopra della linea di galleggiamento per quasi tutta la stagione calcistica. Sono bastati 180′ di ordinaria follia ed ecco che quello squadrone che negli anni trenta ‘il mondo tremar faceva‘, è sprofondato nella faglia apertasi tra dirigenza, tifosi e calciatori nel corso di una stagione fallimentare sotto ogni aspetto.
Sarà un’assenza pesante, quella di uno dei club più storici e glorisi del nostro panorama calcistico: una piazza che ha visto i suoi uomini chinare la testa, quasi rassegnati ad un destino che sembrava già scritto e cavalcato da un Catania anch’esso punito per aver sfidato gli dei del calcio. Non sono bastati i 30.000 cuori rossoblù presenti al Dall’Ara a spingere una squadra apparsa vuota, quasi senz’anima, orfana del proprio capitano Diamanti, l’uomo che ha lasciato la nave nel momento più difficile, quello precedente al naufragio e che non ha certamente giovato dell’avvicendamento in panchina tra Stefano Pioli e Davide Ballardini.
Sì, perchè la sconfitta del Bologna è soprattutto nei numeri: peggior attacco in assoluto del torneo, con appena 28 reti all’attivo (Diamanti, partito a gennaio, è ancora il capocannonire della squadra) che spiegano una sterilità offensiva che ha dell’incredibile se si pensa che -appena un anno fa- Gilardino suonava il violino a ripetizione sotto la curva Bulgarelli.
Poi ci sono le vittorie, che si contano sulle dita di una mano: sono appena 5 i successi stagionali per i felsinei (altro record negativo), che nelle ultime otto gare hanno conquistato solamente tre punti (il bottino più gramo tra le squadre impegnate nella lotta salvezza).
Numeri impietosi, che da soli non bastano a spiegare le difficoltà di una piazza schierata da sempre contro una società accusata di voler lucrare sulla passione dei tifosi e sugli incassi delle cessione (Diamanti in primis). Poi c’è il conflitto con Gianni Morandi, presidente onorario del club e storico sostenitore rossoblù, che ha dato ieri le dimissioni dopo il rincorrersi di polemiche con i tifosi della curva, rei di aver fischiato la canzone dell’amico Lucio Dalla in occasione della sfida contro il Napoli.
Infine, i giocatori e l’allenatore, incapaci di dare sul campo le risposte giuste (o, più onestamente, potremmo chiamarli atrributi) per uscire da una situazione ambientale e societaria difficile: nessuno tra i giocatori emiliani si è reso protagonista di una stagione sufficiente, e nessuno ha onorato una maglia che trasuda storia e tradizione. Sotto accusa anche mister Ballardini che non è riuscito -nei sei mesi a disposizione- a dare un’impronta, nè uno straccio di gioco, ad una squadra ereditata in piena corsa per il treno salvezza.
Tutto questo (e molto altro) spiega il caos sotto le due Torri, dove il prossimo 7 giugno si celebreranno i 50 anni dalla vittoria del settimo scudetto. Ma, siamo sicuri, quasi nessuno avrà voglia di festeggiare…
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