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Editoriale – Se è Genny ‘a carogna’ a dare il permesso di giocare…
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11 anni agoon
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RedazioneLa finale di Coppa Italia è cominciata con 45′ di ritardo in seguito ai disordini creati dagli ultras napoletani in seguito al tam-tam di voci rincorsesi per tutta la capitale circa un incidente -non ancora chiarito- con arma da fuoco che ha visto coinvolti quattro tifosi partenopei.
Una serata amara, dove a farla protagonista sono -ancora una volta- gli ultras: tra questi ce n’è uno, chiaramente visibile nella foto, che si prende la libertà di fermare lo show e tenere sotto scacco un’intera nazione calcistica. SI chiama Genny ‘a carogna’, ed è lui che -alle 21:40- darà l’assenso per il proseguio del match dopo un fitto colloquio col capitano azzurro Marek Hamsik.
Solo allora arbitri e ufficiali di gara richiamano le squadre e fischiano l’inizio della gara, col permesso degli ultras. “Potete iniziare, ma non non cantiamo” – sentenziamo i tifosi del Napoli, capeggiati da questo ragazzo sulla cui maglia campeggia un messaggio inequivocabile (Speziale libero, in riferimento all’arresto per l’omicidio di Filippo Raciti, poliziotto ucciso a Catania in un derby col Palermo nel 2007).
“Si chiama Gennaro De Tommaso, capo dei Mastiffs, uno dei più noti gruppi ultrà del Napoli, figlio di un camorrista affiliato al clan Misso. È detto, appunto, Genny ‘a carogna, e in passato è stato oggetto di Daspo, il divieto di assistere a manifestazioni sportive” – riferisce la Gazzetta dello Sport.
Genny a Carogna, questa sera, si erige a simbolo di un calcio malato, ostaggio delle frange più violente e radicali del tifo: quelle che prima inneggiano alla sospensione di una partita per un tifoso ferito, poi invadono il campo ebbri di gioia poche ore dopo strappando ‘zolle-ricordo’ dal prato dell’Olimpico.
L’assurda serata dell’Olimpico è tutta qui, nelle sue incoerenze e nella convinzione che il calcio italiano abbia toccato -ancora una volta- il punto più basso della sua gloriosa storia.
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