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Editoriale Parma – A volte bisogna crescere
Published
11 anni agoon
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Redazione
A volte, bisogna crescere. Riscoprirsi diversi, meno belli, meno leziosi, meno sciuponi. Meno specchiati in se stessi, ma più concreti. Capaci di segnare una rete e difenderla, di vincere meritando ma soffrendo.
Dopo tre sconfitte lontane da casa, al Parma serviva dimostrare che sa ancora vincere, a se stesso, prima ancora che ai propri tifosi ed al resto della serie A. Il Tardini aveva bisogno di confermarsi fortino, e lo ha fatto.
Dalla vittoria contro il Napoli, la seconda stagionale, il Parma porta a casa tre punti importanti per la classifica, che rimettono dietro la Lazio e in pari l’Inter. I gialloblù si rimettono in corsa e in carreggiata non con la miglior gara stagionale, ma con quella più concreta.
In una partita dalle maglie molto strette, spezzettata, sofferta in mezzo al campo, le occasioni sono state poche, ma ai conti i gialloblù la vittoria se la sono meritata, collezionando le occasioni più nitide dell’incontro e concretizzando una bella giocata tutta di prima.
Senza entrare nel merito dei regali fatti dal Napoli, della peggior serata dei partenopei, degli errori di Bergonzi, serve annotare come il Parma abbia saputo sopperire ad assenze pesantissime: ancora out Gargano, non c’era nemmeno la fantasia di Cassano. Recuperato Paletta, mancava per squalifica Lucarelli. Come Amauri.
Davanti Babiany si è scoperto falso nueve, mentre Donadoni ha fatto propria una teoria di un suo ex compagno al Milan, suo predecessore sulla panchina ducale, altrettanto sacchiano: Carlo Ancelotti, che a Parma in campionato le vinceva quasi tutte. Ma uno a zero, prima il gol poi tutti dietro, e avanti solo in ripartenza.
Perchè essere belli piace a tutti. Stravincere pure. Ma a volte basta vincere, soffrire, chiudersi, ripartire. E non è così male, anzi. E’ la gioia più grande.
Stringersi attorno, per ritrovarsi. Prendersi tre punti che profumano d’Europa quando il Tardini riscopre il tutto esaurito e la passione per le coreografie dei tempi che furono.
Domenica sarà derby, a Bologna. In un pranzo tutto emiliano tra crudo e mortadella, tortelli e tortellini. In vista di quello vero, europeo, una settimana dopo, contro l’Inter.
Tra due settimane, sarà più chiaro quanto il sogno sappia di realtà. Tanti anni dopo, dopo sofferenze come la retrocessione e gioie come la risalita, diciassette senza perdere e tre senza fare punti dopo: momenti, periodi, anni o minuti improvvisamente cancellati dalla voglia di tornare a volare.
Francesca Devincenzi
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