Pagelle Juventus
Editoriale Juventus – Il ruggito del Leone Bonucci
Published
11 anni agoon
By
RedazioneAlla fine ha segnato chi, più di tutti, credeva nella vittoria. Alla fine ha segnato il main sponsor del grido di battaglia che la Juventus ha adottato: “Fino alla fine!”. Alla fine ha segnato, ruggito ed esultato Leo Bonucci. Giusto in tempo perché a quel minuto, l’ottantaseiesimo, ormai la rassegnazione camminava fianco a fianco al pareggio. Una zampata da opportunista quale non è ha squarciato l’asfissia del pressing a tutto campo dell’Olympique Lione: raddoppi di marcatura su ogni portatore di palla consentivano ai francesi di incanalare a imbuto i bianconeri in vie centrali facendo densità sulle corsie laterali. Garde ha studiato bene il modo di giocare di Conte ma ha commesso un errore fatale: una volta tarpate le ali di Andrea Pirlo si è scordato che la Juventus può far conto di un secondo metodista, Bonucci appunto. Con l’astronomica quantità di 103 passaggi in novanta minuti (minimo quarantacinque più d’ogni altro giocatore in campo) ha potuto muovere le pedine a suo piacimento con noti lanci in verticale di trenta, quaranta metri.
Se nel primo tempo Conte è stato sorpreso dalla partenza razzo dei francesi, nella ripresa ribadiva tutto il suo acume tattico rivoltando l’attacco: Carlos Tevez ha lottato per tornare a segnare in ambito internazionale dopo quasi cinque anni cercando in fondo a sé stesso la forza e la convinzione. Lottava, sgomitava, le prendeva come sempre. Poi s’arrendeva a un adduttore che da tempo gli da’ noia. Come un buon sarto, Conte, ci ha messo una toppa e l’abito si mimetizzava d’alta sartoria: Vucinic e, soprattutto, Giovinco hanno conferito la frizzantezza che un Johnny Depp passato lì per caso non ha garantito. Non si sono scoperte allo stadio del quartiere lionese di Gerland, impianto che dal 1950 ospita l’OL, le doti balistiche di Bonucci. E non si scopre nemmeno che pronosticare il minimo vantaggio per la Juventus sia un affare: i bianconeri hanno vinto con l’1-0 ben dieci volte in quarantacinque incontri stagionali (Sampdoria, i due derby, Parma, Udinese, due volte Fiorentina, Genoa e Catania), subendo lo stesso in due dolorose circostanze (Galatasaray in Champions League e Roma in Coppa Italia).
La Juventus non dava l’impressione di poter perdere l’incontro e il Lione di poterlo vincere essendo troppo intento a difendersi. Passavano a loro favore due chance che definirle “palle gol” pare generoso. L’Europa è questa, per ottanta minuti la squadra favorita non trovava spazi di manovra per merito di un avversario, nettamente più modesto qualitativamente, ben messo in campo. Allo Stadium, i “Gones”, dovranno interpretare una gara radicalmente diversa, più spregiudicata, meno conservatrice avendo l’obbligo di trovare almeno un gol per ribaltare il peso di due risultati su tre a sfavore. E se volete una banalità, l’unica squadra italiana superstite alle coppe non giocherà per il pareggio perché è consapevole del fatto che il 14 maggio, dalle parti di Torino, non si festeggerà solo San Mattia apostolo…
Alessandro Legnazzi (Twitter: @lusciandru)
You may like
Dal Newton Heath al Manchester Utd: quando i Red Devils non erano diavoli e neppure rossi
Quella volta che… Sylvester Stallone parò un rigore alla Germania
FOTO – Il Bayern vince ancora, ma a festeggiare non c’è proprio nessuno…
VIDEO – Ricordate Diego Forlan? Gioca e segna ancora, ma nella Serie B giapponese!
18 gennaio 1953, quella volta che Amadei al 90′ fece esplodere il Vomero e piangere la ‘Signora’
Storia dell’autogol: i pionieri, i più grandi “autogoleador”