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Seedorf e quel cambio di passo che non c’è stato: tutte le colpe dell’olandese…

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11 anni agoon
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Redazione
L’avevano scelto per il cambio di passo, per ridare compattezza ad un gruppo ‘di campioni’ (secondo Adriano Galliani) che aveva solo bisogno del condottiero giusto per ripartire. E invece, quasi due mesi dopo, Clarence Seedorf non è ancora riuscito ad invertire la rotta di una stagione nata male sotto la gestione Allegri e proseguita allo stesso modo sotto la gestione dell’ex centrocampista.
Uno sguardo ai numeri, come sempre nel calcio, è d’obbligo: nelle prime otto partite di campionato, il Milan targato Seedorf ha conquistato 13 punti, segnando 8 reti e subendone altrettante, che valgono il decimo posto in classifica. Allegri, tanto per capirci, dopo otto giornate aveva conquistato 11 punti segnando 14 reti e subendone 13. Insomma, non che le cose siano migliorate di parecchio, almeno a livello di pura statistica.
La differenza più ovvia tra i due si registra andando a guardare le Coppe, dove il bilancio di Seedord è prettamente negativo: 3 sconfitte tra Champions e Coppa Italia in altrettante gare, con la miseria di 3 reti fatte e 7 subite. Mica male per uno che doveva essere il salvatore della Patria…
Analizzando nel dettaglio le prime settimane di Seedorf sulla panchina del Milan, emergono certe peculiarità del Clarence-allenatore che proprio non vanno giù ad una fetta cospicua dei tifosi rossoneri; analizziamole insieme:
1) la scarsa esprienza nel gestire le situazioni, specie quando la squadra va sotto pressione, figlia della mancanza di ‘gavetta’ in panchina. Ricordiamo a tutti che, appena due mesi fa, l’olandese calcava i campi di calcio sì, ma da giocatore del Botafogo
2) la mancanza di umiltà davanti alle telecamere: in poco tempo, Seedord è riuscito a ‘bisticciare’ con molti dei principali network televisivi che, a fronte di semplici domande, si sono visti rispondere in maniera nervosa e talvolta sgarbata da un tecnico che comunque ha ancora tutto da dimostrare il suo valore sul campo.
3) la testardaggine sul modulo: il 4-2-3-1, in queste condizioni, non appare lo schema ideale per il Milan. Molti giocatori non corrono, la condizione atletica è precaria e in attacco ci sono poche soluzioni. Per non parlare della difesa…
4) l’insistenza su certi giocatori palesemente fuori condizione: i vari Essien, Robinho, Abate (tanto per fare tre nomi) non possono, in questo momento, ricoprire il ruolo di titolari per evidenti ritardi di condizione (Essien e Robinho) o per una poca serenità dal punto di vista contrattuale (Abate). Meglio insistere su gente più fresca, o comunque motivata
5) la mancanza di identità: il Milan gioca senza onorare la maglia (come ha sottolineato Geroge Weah) e senza una mentalità ‘da Milan’. A Seedorf si chiedeva soprattutto questo, visti comunque i mezzi tecnici non eccelsi che ha a disposizione.
Ora serve la svolta della stagione: domenica a San Siro ci sarà il Parma, e sarà un’occasione unica per riavvicinarsi al treno Europa. Se fallirà anche l’ultimo obiettivo stagionale rimasto, allora per Seedorf potrebbero arrivare tempi davvero difficili, con l’ombra di Superpippo ad aleggiare sui campi di Milanello…