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Editoriale Sochi – Quanti rammarichi, cara Italia!
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11 anni agoon
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RedazioneAlle 13 odierne il presidente del Coni, Giovanni Malagò, stilerà il bilancio della spedizione azzurra all’Olimpiade di Sochi. Quando i Giochi saranno fatti, con tutte le probabilità, il numero uno dello sport italiano si complimenterà con gli tutti gli atleti, in particolar modo verso coloro che hanno conquistato una medaglia.
Poco prima della cerimonia d’apertura Malagò ci tenne a tracciare una linea di galleggiamento: “A Vancouver vincemmo cinque medaglie, sotto questa soglia c’è la delusione. Un numero superiore è ovviamente preferito, ma capite bene che la valutazione cambia se arriveranno sei bronzi o quattro ori”. Il presidente è stato profetico non per il massimo alloro, bensì per i bronzi che sono sei come da pronostico; ma il rammarico è ancor più forte se si considerano le “medaglie di legno”, cioè i quarti posti. Quelli che incoronano l’atleta più deluso della competizione. A oggi sono sette, un’infinità.
A Daniela Merighetti nella discesa libera, alla squadra di pattinaggio femminile, a Alessandro Pittin nella combinata, a Nadia Fanchini nel gigante e Karin Oberhofer nello sprint di biathlon vanno aggiunti Corinna Boccaccini e Aaron March nel parallelo di snowboard e, soprattutto, Stefano Gross nello slalom. Che rabbia, che sfortuna. Il tempo nella vita è relativo, per alcuni non passa mai mentre per altri vola.
Pensate a quanto possano essere impercettibili cinque centesimi di secondo nell’arco di una giornata; ebbene, quello in esame è il distacco temporale che separa Stefano dal cavallo rampante Henrik Kristoffersen (bronzo a diciannove anni). Una beffa difficile da assimilare per uno sciatore che, a detta di tutti, in allenamento sfoggia colpi che pochi altri nel circo bianco saprebbero rispondere: è stata la sua migliore gara degli ultimi due anni, ha chiuso la prima manche terzo e, quando tutti si sfregavano le mani per questo piazzamento, un fenomeno norvegese ha recuperato dalla quindicesima alla terza posizione. Giù il cappello.
Non conosciamo i riti scaramantici di Stefano Gross, sappiamo solo che non ha alcun vincolo di parentela col grande Pierino (li separa una essa): però dovrebbe cambiare fattucchiera perché non hanno funzionato. In questa Olimpiade è il terzo sciatore azzurro che chiude la prima manche sul podio e, successivamente, da questo è costretto a scendere; prima di lui Nadia Fanchini (di cui sopra) e Davide Simoncelli, addirittura precipitato al 17° posto nel gigante.
Deluso anche Patrick Thaler, uscito a quattro porte dal traguardo con un gran tempo che gli avrebbe permesso di essere in lizza per una medaglia: entra con troppa velocità nel muro finale, perde la traccia ed esce dalla battaglia con una leggerezza clamorosa.
Alessandro Legnazzi
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