Il Moviolone
Editoriale Sochi – Il futuro dice Shiffrin
Published
11 anni agoon
By
RedazioneUna parola di cui non volevamo sentir parlare si palesa nella mitigata Sochi. Il doping. Purtroppo anche i sin qui immacolati Giochi olimpici invernali vengono macchiati dai risultati positivi dei controlli effettuati lo scorso 18 febbraio al Villaggio: i due pesci caduti nella rete sono la biathleta Evi Sachenbacher (oro in staffetta a Salt Lake 2002 e nello sprint a squadre in Canada) e il decatleta-bobbista William Frullani. La 33enne tedesca è recidiva: già a Torino il suo tasso di emoglobina risultò superiore alla soglia massima e fu sospesa per cinque giorni, saltando le prime gare. La Sachenbacher si sottopose a diversi test per dimostrare che quei livelli alti di emoglobina erano dovuti a una fatto genetico e chiese una sorta di eccezione (negata dalla Fis) al limite consentito. Nella storia dei Giochi invernali, un solo atleta tedesco è stato pizzicato dall’antidoping: si tratta dell’hockeista Alois Schloder a Sapporo 1972. Inoltre, secondo la stampa russa ci sarebbe anche un terzo caso che riguarderebbe una fondista ucraina.
Le note stonate riguardano anche Frullani, atleta toscano che verrà sostituito da Samuele Romanini nel bob a quattro. William ha acquistato su un sito internet americano un integratore contaminato da DMAA (dimetilamilamina), sostanza che in termini chimici viene detta “fat burner”, cioè bruciatore di grassi. È un inibitore dell’appetito, uno stimolante della categoria S6 che non comporta sanzioni pesanti sebbene nell’ultimo precedente un giocatore di football se la sia cavata in pochi mesi. La DMAA viene ricercata solo nei controlli tradizionali e non in quelli a sorpresa: l’Arma dei Carabinieri, per cui Frullani gareggia, ha già ricevuto la notifica dell’accaduto dal Coni. È il primo atleta italiano nella storia olimpica invernale beccato in flagrante, onorificenza che non rientrerà nel suo palmares. Mica come le tre medaglie di Arianna Fontana, un vanto di una campionessa corretta e pulita: per la pattinatrice lombarda non si materializza il poker che avrebbe avuto sapore storico, per non dire immortale. Quattro medaglie in una sola Olimpiade. Si deve accontentare di una in meno essendo caduta a metà gara dei 1000 metri di short track.
Lo slalom femminile incorona Mikaela Shiffrin, oro a soli diciotto anni. La bionda statunitense ha impartito una lezione alle vecchie volpi degli sci, la favorita Marlies Schild giunge alle sue spalle e Tina Maze giù dal podio. Due manche diverse e altrettanto perfette per Mika, la prima condotta su una neve che, dopo la pioggia mattutina, ai primi passaggi si è trasformata in una specie di granita sotto. Il capolavoro è nato qui, Shiffrin ha attaccato forse spinta dalla inconsapevolezza giovanile, fattostà che le altre pur di non uscire di pista hanno rallentato. La seconda manche è di controllo, il fondo viene indurito dal vento freddo della sera, ma Mikaela scende a tutta forza e vince. Stravince. L’allenatore Roland Pfeifer è mancato al traguardo non per snobbismo ma perché “tanto quando le dico di scendere tranquilla, spara tutto”. Confessioni di chi sa d’avere fra le mani il futuro dello sci mondiale.
Alessandro Legnazzi (Twitter: @lusciandru)
You may like
Javi Moreno prometteva: “Io e Sheva faremo 40 gol”
VIDEO – Antonio Petrazzuolo a Calcissimo TV: “Napoli penalizzato col Genoa, 2 rigori che gridano vendetta!”
VIDEO – Quando Caressa diede lezioni di prospettiva a Galliani…
29 marzo 1981, Kallonisset diventa Van Kallon
Amaral, storia di un becchino prestato al calcio!
Per Ferlaino era meglio di Baggio, ma la verità è che Beto… Era un bidone!