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Editoriale Sochi – Davvero una bell’Italia
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11 anni agoon
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RedazioneCome una folata di tramontana che ramazza via tutte le nubi in cielo. Come una bella notizia di primo mattino. Come una medicina che fa passare la malattia. È questa la sensazione che – probabilmente – si prova nel vincere una medaglia olimpica quando nessuno, te compreso, se lo aspettava. Sochi sta dando una risposta univoca: il movimento sportivo italiano è in ripresa dopo la grande depressione di Vancouver sebbene nel nostro paese non esistano strutture all’avanguardia. Stiamo facendo dei miracoli e non possiamo sperare che questi diventino una piacevole abitudine: servirebbe quella tanto agognata “Legge sugli impianti sportivi”, la quale non è solo sinonimo di stadi da calcio nuovi, ma anche fioriera di palazzetti adibiti all’atletica o discipline invernali. Di più non si può, il passo successivo è l’emigrazione verso nuovi metodi d’allenamento, come fa ad esempio Federica Pellegrini nel nuoto. In queste condizioni l’Italia sgomita nel medagliere al ventunesimo posto, fra Slovacchia e Australia, due paesi di scarsa tradizione.
Il biathlon ci regala un’emozione con la staffetta mista, dal cielo russo piove un bronzo conquistato col cuore dal quartetto composto da Dorothea Wierer, Karim Oberhofer, Dominik Windisch e Lukas Hofer, in rigoroso ordine di cambio. Non è la Germania o l’Austria, è l’Italia trentina che stupisce tutti quanti: “E’ una grande vittoria, noi donne spariamo meglio” stuzzica divertita Karin. Gli azzurri hanno iniziato a crederci nel penultimo poligono quando Lukas è stato glaciale nel centrare tutti i bersagli con la carabina: la sua precisione ci ha garantito il bronzo, divenuto certezza all’ultima curva del tracciato. Argento alla Repubblica Ceca e oro, manco a dirlo, alla Norvegia trascinata dal leggendario Ole Einar Bjorndalen che a quarant’anni conquista la tredicesima medaglia superando l’altra divinità norvegese del fondo, Bjoern Daehlie: nella storia dei Giochi solo Michaels Phelps nel nuoto (22), Larisa Latynina nella ginnastica ritmica (18) e Nikolaj Adrianov nella ginnastica artistica (15) hanno fatto meglio.
Le speranze di vittoria non si esauriscono qui: Carolina Kostner, stasera alle 19:14, danzerà sulle note di “Bolero” di Ravel per migliorare il terzo posto conquistato nel programma corto con la strabiliante interpretazione dell’Ave Maria di Schubert. Col 74.12 ottenuto, Caro, ha frantumato il primato italiano di 70.84 stabilito da lei stessa dieci giorni fa sulla medesima pista: a pochi centesimi ci sono Sotnikova e la coreana Yu-Na Kim, sognare l’impresa non costa nulla! Chi ha toccato con mano, seppur per pochi attimi, la consistenza della vittoria è Steve Missillier nel gigante: sceso col pettorale n. 10, il francese ha sciato benissimo nella parte centrale, quella più insidiosa e grattata dalle lamine di chi lo precedeva. È lì che ha costruito il vantaggio che solo un Ted Ligety in forma smagliante ha saputo smontare essendo partito dal cancelletto con l’astronomico vantaggio di 1”48.
Alessandro Legnazzi (Twitter: @lusciandru)
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