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Editoriale Genoa – Che il Vento cambi
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11 anni agoon
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RedazioneLo sportivo italiano ha la caratteristica di distinguersi da altri colleghi europei per le analisi delle prestazioni dell’arbitro. I genoani, però, ne hanno piene le tasche di Tagliavento e di tutte le sue decisioni al limite dell’ammissibile che hanno danneggiato il vecchio Grifo negli ultimi incroci: dalla sciagurata partita casalinga col Siena (quella delle maglietta sfilate ai giocatori) nella quale non ebbe mai in pugno la situazione, fino al disastroso arbitraggio di Udinese–Genoa del maggio 2012 quando Palacio venne espulso per aver riferito “cagnòn”, codardo, a un giocatore friulano. Nemmeno Guidolin, intento a restituire l’immeritato vantaggio, non venne ascoltato dal parrucchiere di Terni con l’hobby del fischietto. Quasi due anni dopo Tagliavento torna a Marassi ad arbitrare i rossoblù proprio contro i bianconeri e ci casca nuovamente: contatto veniale fra Burdisso e Widmer giudicato falloso e rigore – inesistente – all’Udinese quando era avanti 2-1 nel risultato.
Una sentenza. Una scure che si abbatte sul ceppo di legno facendolo saltare in due pezzi. Sebbene Muriel realizzi il suo quarto gol stagionale la Gradinata non smette di credere nel pareggio, che arriva mezz’ora dopo grazie all’immensa prestazione di Alberto Gilardino. Succede un po’ di tutto in questo lasso di tempo, Gasperini continua a rimarcare a gran voce l’ingiustizia subita, così viene cacciato dal quarto uomo: il tecnico di Grugliasco però non abbandona la squadra negli spogliatoi, bensì assiepandosi nelle file che stanno dietro la panchina. In piedi su un seggiolino, fra il pubblico che lo ama. In questa nuova prospettiva avrà forse visto meglio l’evolversi della gara. L’ingresso di Fetfatzidis ha cambiato il volto della partita, sua la palla verticale d’assistenza per il 2-3, suo il primo colpo nella mischia del pareggio.
Il greco dal nome impronunciabile (lo chiamano “Fetz”) ha tanto potenziale quanti limiti: il baricentro basso gli consente d’avere un controllo e gestione di palla ottimale – pare quasi che al posto dei piedi abbia due mani – però deve crescere sotto l’aspetto dell’altruismo. Un dribbling, due dribbling consecutivi possono avere buon esito ma contro alcune difese rocciose, al terzo, c’è il rischio di trovarsi per terra a leccarsi le ferite. Lo scarico verso il compagno libero è un’opzione da sollecitare con più frequenza. Lo stesso dicasi per Moussa Konatè, attaccante che ha trovato il primo gol in Serie A dopo quattordici tentativi: visto il suo importante stacco di testa può rendere al meglio vicino alla prima punta sgravandolo dell’onere di sacrificarsi lungo tutta la fascia. Altrimenti appena vede l’area di rigore calcia in porta, imbambolato dalla fatica! Tagliavento a parte, il Genoa ha conquistato un punto prezioso che lo spinge sempre più verso la salvezza di marzo.
Alessandro Legnazzi (Twitter: @lusciandru)
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