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Editoriale Sochi – I bronzi d’Italia
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11 anni agoon
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RedazioneProprio ieri accennavamo al valore dell’oro per le varie Federazioni coinvolte in questa Olimpiade russa. Visti i quattro quarti posti che l’Italia ha centrato, e volendo essere spiritosi, il CONI giustamente si è riservato di attribuire premi per questa posizione maledetta. Perché di maledizione si tratta. La squadra di pattinaggio di figura, Karin Oberhofer nello sprint di biathlon, Daniela Merighetti nella discesa libera e Alessandro Pittin nella combinata nordica. Tutti vincitori della medaglia di legno, quindi rimasti con un pugno di mosce giù dal podio, col naso all’insù a scrutare i vincitori. Per intenderci meglio, va detto che alcuni di questi piazzamenti valgono come oro, anzi forse di più: pensiamo alla Merighetti, caduta nelle prove libere della vigilia. Ha avuto paura, ha pianto ma si è rialzata e lungo i dossi di Rosa Khutor ha centrato un risultato favoloso.
Per Pittin, invece, la delusione è più forte. Il bronzo di Vancouver non viene confermato per meno di un secondo dopo una rimonta entusiasmante: ha saltato male dal trampolino, solo 94,5 metri – tradotti in 113.4 punti e un partenza ritardata di un minuto nella prova seguente – e incamerato una carica nervosa sfogata poi sugli sci. “Pitbull” è stato la locomotiva del gruppo degli inseguitori nella 10 km per oltre cinque minuti, un recupero straordinario ma che per pochissimo non si è potuto concretizzare in medaglia. L’Italia ha recuperato un campione dopo tante cadute, infortuni e operazioni che gli hanno rovinato il quadriennio preolimpico. Buono anche il settimo posto di Lukas Runggaldier, a 19” dal vincitore Eric Frenzel, dominatore incontrastato della stagione di combinata.
L’ombelico delle Olimpiadi per i padroni di casa è l’Iceberg Palace. Da Innsbruck 1964 a Torino 2006, la Russia (intesa sia come Unione Sovietica, sia come Comunità di Stati Indipendenti) ha centrato dodici ori consecutivi nel pattinaggio artistico. La striscia olimpica di imbattibilità più lunga di sempre venne interrotta a Vancouver 2010 col quarto posto quale miglior risultato. Sochi 2014 ristabilisce l’egemonia zarista con l’oro dei campioni del mondo Volosozhar-Trankov e l’argento di Stolbova-Klimov. I tedeschi Savchenko-Szolkowy si aggiudicano il bronzo: chiedere di più sarebbe stato da irresponsabili. O pretendete due ori nella stessa gara? Pardon, è successo veramente. Tina Maze ha tagliato il traguardo della discesa libera con lo stesso tempo di Dominique Gisin: non una primizia in quanto, nel gigante di Soelden del 2002, la sciatrice slovena dovette condividere il primo posto in coppa del Mondo con Nicole Hosp e Andrine Flemmen. Un oro a ciascuno non fa male a nessuno…
Alessandro Legnazzi
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