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Editoriale Australian Open – Wawrinka e Cibulkova, i primi finalisti
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11 anni agoon
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RedazioneIl primo Slam della stagione ha sfatato del tutto il cattivo pensiero che da sempre avvolge il tennis femminile, spesso accusato di piattume e basso spettacolo. L’unico mezzo capace di sovvertire quest’andamento è la sorpresa. E di sorprese, in undici giorni, ce ne sono state tante. Le favorite sono cadute come le tessere di un domino, innescato dall’eliminazione di Serena Williams addirittura la prima settimana; proseguito con Maria Sharapova il giorno venturo e Vika Azarenka da lì a poco. In finale ci vanno due giocatrici non quotate antepost: Li Na, n.4 del mondo, e Dominika Cibulkova. La cinese ha impiegato poco più di un’ora a piegare la sorprendente diciannovenne canadese Eugenie Bouchard, schiacciata più che dai colpi nemici dalla pressione della prima semi in un major; Cibulkova, nello stesso tempo, ha spazzato via Radwanska con un netto 6-1, 6-2 dopo aver perso da lei cinque volte di fila.
Le due semifinali, durando così poco, non hanno reso tristi solo i paganti il (carissimo) biglietto e le televisioni di mezzo mondo; coinvolti ci sono pure i cronisti costretti a raccontare due partite dal basso valore qualitativo. Non ce ne vogliano Li e Cibulkova ma ciò che rende memorabile uno Slam è la finale, raramente un quarto o una semi (eccezion fatta per l’entusiasmante ottavo dell’anno scorso, Djokovic-Wawrinka); nella fattispecie, dobbiamo fare i conti con un piatto povero. Dominika, prima slovacca a raggiungere una finale Slam, è la rivelazione del torneo: vederla correre con la racchetta fa quasi tenerezza poiché è alta solo 161 cm. E’ la terza giocatrice più bassa del circuito e, tabellini alla mano, soltanto l’americana Nancy Richey (Roland Garros ’68) e la slovena Mima Jausovec (Roland Garros ’77) – più basse di lei – sono riuscite a vincere un major. La convinzione di potercela fare ha trasformato una formichina in una tigre scatenata.
Fra gli uomini Stan Wawrinka, n.8 del mondo, è il primo finalista avendo battuto Tomas Berdych 7-6 al quarto: colpiscono, di questa partita, due dati associabili al numero uno, un break in 48 games e un punto di differenza (143 per lo svizzero, 142 per il ceco). Stan raggiunge la prima finale Slam a ventinove anni, questa sera probabilmente non farà il tifo per nessuno nell’altra semifinale avendo preso sonori schiaffoni tanto da Federer quanto da Nadal: un po’ tutti siamo felici di avere Wawrinka in finale non solo perché ha eliminato Djokovic, il favorito in assoluto, ma anche per i palesi miglioramenti del suo tennis, non più shadow. È, finalmente, un giocatore completo. Chi può stupire, infine, sono ancora le nostre italiane Errani-Vinci impegnate, in doppio, nella terza finale consecutiva agli Australian Open: noi italiani sappiamo per chi tifare.
Alessandro Legnazzi
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