Pagelle Juventus
Editoriale Juventus – Il fair play dello Stadium
Published
11 anni agoon
By
RedazionePiù che per la prestazione in campo, Juventus-Avellino, verrà ricordata per la prestazione sugli spalti. C’è poco da commentare quando si affrontano due squadre divise da un abisso; c’è tanto da imparare, invece, dal fair-play. Questa locuzione anglofona rischiava di diventare sconosciuta nel club che più di tutti ha fatto dello stile e il rispetto delle regole un dogma originale. Lo Stile Juve. Che brutto vedere le curve dello stadio della Signora chiuse per cori discriminatori. I bambini del progetto “Gioca con me. Tifa con me” sono stati una trovata geniale, vero: però il calcio senza tifo è autentico come un marinaio d’acqua dolce. Non può esistere. Perciò ben vengano le dure sanzioni di un giudice sportivo inflessibile a questi atteggiamenti, spalanchiamo le porte a una nuova mentalità: lo sport italiano, per fare il salto di qualità, non ha solo bisogno solo di capitali e d’una legge sugli impianti.
In un esteriormente noioso ottavo di finale di Coppa Italia giocato fra i campioni d’Italia e una squadra di Serie B si è verificato l’impensabile: lo Stadium ha applaudito, anziché fischiare, la coreografia sciarpata dello spicchio di tifosi irpini per poi lanciarsi in un coro inedito. «Tornerete, tornerete in Serie A! Avellino olè! Avellino olè!». I cronisti e i tifosi assiepati in tribuna non credevano alle loro orecchie. Eppure era realtà. Il tifo organizzato della Juventus è tornato a dare fiato allo stadio dopo la squalifica e questi comportamenti non possono essere etichettati come casuali. Storicamente esiste un gemellaggio risalente agli anni ’80 (e durato più di un decennio) quando la Juventus era guidata da Giampiero Boniperti, il Presidentissimo che in una notte acquistò dai biancoverdi un giovane Angelo Alessio per cinque miliardi di lire. Ora è il vice fidato di Conte. A volte la storia è proprio seducente.
Della gara resta poco. Resta una vittoria conquistata con facilità dai meno impiegati sul campo da Antonio Conte. Guai a parlare di riserve o seconde linee nella filosofica del tecnico salentino! Una vittoria è sempre una vittoria, contro chiunque sia conquistata. Anche in mezz’ora, sfruttando la non perfetta tenuta mentale dell’avversario, spaventato all’idea di scendere in campo. Le note liete giungono dalla panchina: si torna a veder scorrazzare Simone Pepe dopo un calvario durato quasi quattrocento giorni per via di una mal guarigione d’una lesione muscolare. Un giocatore importante nel 4-3-3 per la sua propensione offensiva e facilità di tiro, ma non solo: personaggi come lui, molto incline all’affabulazione in pubblico, facilitano l’armonia nello spogliatoio juventino. Poi si vede Giovinco eseguire un gol che solo Del Piero faceva, stop e tiro a giro sul secondo palo. Meglio non far correre troppo la fantasia in una serata in cui più che la prestazione in campo, in primo piano finisce il fair-play dello Stadium.
Alessandro Legnazzi
You may like
Dal Newton Heath al Manchester Utd: quando i Red Devils non erano diavoli e neppure rossi
Quella volta che… Sylvester Stallone parò un rigore alla Germania
FOTO – Il Bayern vince ancora, ma a festeggiare non c’è proprio nessuno…
VIDEO – Ricordate Diego Forlan? Gioca e segna ancora, ma nella Serie B giapponese!
18 gennaio 1953, quella volta che Amadei al 90′ fece esplodere il Vomero e piangere la ‘Signora’
Storia dell’autogol: i pionieri, i più grandi “autogoleador”