Pagelle Juventus
Editoriale Juventus – Sette anni fa
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11 anni agoon
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RedazioneSette anni fa la Juventus era impegnata al Manuzzi di Cesena in un posticipo domenicale del campionato cadetto. Mentre le squadre erano in procinto di ultimare il riscaldamento, una notizia raggelò la non già tropicale aria romagnola: due ragazzi della Berretti juventina, Riccardo Neri e Alessio Ferramosca, lasciarono i compagni per andare a giocare una gara molto più importante. Più in alto di tutti, lassù. Sette anni dopo, Ale e Riky vengono ancora ricordati con una foto su un pilone della curva Sud, abbracciati sul pullman. Da amici. In questa giornata, in cui il tifo becero e campanilista è ancora lontano dallo stadio, è giusto che 9mila bambini imparino il senso dell’amicizia, una virtù rara come un quadrifoglio in un campo di fili d’erba. “Alla fine ricorderemo non le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici” diceva Martin Luther King.
Sette anni dopo molte cose sono cambiate e altre no. All’ora come oggi non c’era la Champions League, vero: però, grazie a Conte, è stata riscoperta la juventinità. Quanta strada è stata fatta nell’ultimo periodo! Dal settimo posto alle vittorie. Dal Comunale allo stadio di proprietà. Tuttavia se i bianconeri giganteggiano in Italia, in Europa non hanno ancora ingranato la marcia adeguata a tenere i giri alti del motore: questo limite internazionale ha portato alla retrocessione in Europa League, competizione da giocare con feroce determinazione e voglia di vincere. Che non significa arrivare fino in fondo e alzare il trofeo, bensì provarci: senza considerarla una frustrazione, una perdita di tempo, un intralcio al campionato. La Juve ha bisogno di riappropriarsi di un prestigio internazionale e di un rispetto che ha chiaramente perso negli ultimi anni. Vincere l’Europa League e andare a giocare la Supercoppa europea sarebbe un enorme passo avanti nel famoso processo di crescita di cui tutti parlano ma che rischia di essere una frase vuota di significato.
La gara col Sassuolo doveva dare un’indicazione di continuità ben precisa, di ripresa o di insabbiamento. La tripletta di Tevez fa dimenticare il Galatasaray, la neve, il fango, Sneijder e la Turchia. Dopo Juventus-Real Madrid affermammo senza esitazione che quella splendida partita fosse il punto apicale di un gruppo forte ma migliorabile. Non ci sbagliammo. Questa è un’ottima base per costruire un futuro migliore, il Borussia Dortmund dei giovani uscì in un girone complicato nel 2012 e andò in finale nell’edizione successiva. Bisogna prendere coscienza dei propri limiti, migliorare l’approccio al calcio internazionale, compiere un ulteriore salto di qualità mentale. Il terzo scudetto consecutivo sarebbe un’impresa ma non aggiungerebbe nulla al processo di crescita. La vittoria o almeno un cammino serio nell’Europa League sarebbero, invece, molto preziosi. Ragionamenti utopici sette anni fa…
Alessandro Legnazzi
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