Amarcord
Eitoriale Genoa – Le cinque R
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11 anni agoon
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RedazionePoco prima del cancello che consente l’entrata in Gradinata Sud al Ferraris, un muro ricorda a ogni genoano che passa di lì le cinque caratteristiche dei doriani. Tutte iniziano con la “erre” e, per rafforzare il mistero, lasciamo a voi il fascino della scoperta. Posto che non rileva cosa stia succedendo in casa Sampdoria, né tanto meno di allenatori che si presentano citando Kennedy (come il piazzale nei pressi dello stadio) o Gandhi, le 5R richiamano lo storico Genoa club di via Armenia. E dopo il punto d’oro strappato ad eruendam veritate dal Meazza, i cinque aggettivi dei cugini assumono tinte meno variegate e più tendenti al rosso e al blu. Resuscitati, perché Gasperini ha preso in extremis il vecchio Grifone e lo sta conducendo verso terre serene: “Dagghe in tè gambe!” ammonisce qualche tifoso, un incitamento a non mollare proprio sul più bello, quando il risultato sta per essere acquisito.
Rabbiosi, perché se Kakà segna dopo tre minuti in seguito a un errore grossolano della difesa, la squadra reagisce con orgoglio e trova la via del pareggio in virtù della caparbietà di Vrsaljko e l’ingenuità di Emanuelson; il Genoa di qualche tempo fa si sarebbe seduto e, passivamente, avrebbe partecipato a un massacro sportivo. Rinvigoriti, quando alla seconda sconfitta si pensava alla funesta retrocessione e ai lidi non proprio pallonari di Latina o Carpi, l’uomo di Grugliasco ha spazzato via il pessimismo cosmico che regnava nello spogliatoio professando fiducia attraverso un calcio offensivo. Rocciosi, resistere all’impeto del Diavolo ferito in inferiorità numerica per un’ora di gioco non è mai un caso fortuito: si è visto un gruppo che si è dato una mano l’un l’altro per resistere assieme anche a costo di esser presi a pallonate. Nove uomini a protezione dell’area di porta, prima Portanova, poi Marchese e infine Bertolacci salvano.
I toni epici non servono a nulla in questi casi perché il cuore (tanto) da una parte e la fortuna dall’altra hanno avvalorato la bontà del Genoa. Ora che le coronarie di molti rossoblù sono scoppiate non stupisce se Perin si conferma insuperabile fra i pali (nella suo curriculum va aggiunto un rigore parato a Balotelli, fregio che solo al mondo Reina può vantare), se il sacrificio di Manfredini inizialmente contestato si è poi rivelato utile alla causa, se l’assenza di Kucka fra le linee si fa sentire come un macigno nella scarpa. L’asimmetria del Grifone è tanto evidente quanto voluta da Gasperini: Antonelli agisce da esterno d’attacco sinistro quando naturalmente è un terzino mentre dalla parte opposta si muove come una scheggia il brevilineo Fetfatzidis. Uno sbilanciamento che a volte confonde pure chi lo interpreta ma se Gilardino non sente più il supporto della trazione posteriore il suo sacrificio diventa vano. Però a volte basta solo se stessi per entrare nelle memorie dei tifosi. Tipo un pallone scagliato con tutta la forza sotto la traversa da undici metri.
Alessandro Legnazzi
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