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Editoriale Inter Nainggolan, il lato oscuro dellIndonesia
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11 anni agoon
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RedazioneTra Moratti e Tohir, ormai è certo e tra non molto sarà certificato, è solo questione di firme per un accordo che cambia di fatto la storia dellInter, e forse anche la sua geografia o per meglio dire la sua geopolitica. Sigle che formalmente trasferiranno il 70% del pacchetto azionario morattiano alla società Mahaka Group di cui è proprietario lindonesiano. Milano dunque come Giacarta, come Washington, come Filadelfia, sempre più succursale periferica, come le tante franchigie di Mr. Erick legate, un po allamericana, ad un concetto, un brand, più che a una città, a unurbanità.
Un Inter decisamente più apolide ma con Moratti che presumibilmente rimarrà Presidente nominale che con un rimanente 30% dovrà garantire consanguineità e continuità. Difficile presagire quale sarà nella sostanza il futuro del club nerazzurro anche se alcuni movimenti e ipotesi hanno cominciato a solleticare più di qualche ingranaggio mentale. Stadio di proprietà, direzione sportiva affidata a Leonardo Nascimento de Araújo (quel Leonardo lì, insomma) che di esterofilia se ne intende e Radja Nainggolan. Più che un calciatore un simbolo, più che un simbolo una realtà. Sì, unaltra bella realtà nel segno del melting-pot, dellintegrazione tra Italia, Europa e Asia. Corteggiatissimo dallInter e non solo, questo belga di Anversa di chiare origini indonesiane adottato dalla nostra cara penisola, prima a Piacenza e poi a Cagliari, dovrebbe essere lemblema perfetto della nuova Inter.
Dovrebbe. Poiché per via di unattenta si fa per dire – spending review nella finestra estiva di mercato lofferta interista si era vista sopravanzare da quella della Roma, e poi si sa, in un momento di transizione meglio non fare passi avventati senza avere troppa gamba. Anche perché in definitiva si rischia solo di fare i conti senza loste che nella fattispecie è un certo Massimo Cellino, uno dei pochi coerenti in un panorama, quello calcistico, del tutto incoerente. Uno dei pochi non interessato al calciomercato fantamilionario. Uno che alle contropartite tecniche predilige le contropartite umane, uno che a farla breve i giocatori buoni preferisce tenerseli per sé per ricostruire e rilanciare un grande Cagliari, proprio come quel Nainggolan, che per un curioso destino linguistico il gol ce lha inscritto nel nome, e che proprio contro lInter ha apposto la sua sigla, seppur con improvvida deviazione di Rolando, sul pari rossoblu, di quelle che fanno sempre un po male.
Già, il Cagliari. Altro club apolide, condannato ad assistere perennemente, come un popolo maledetto, alla diaspora dei suoi tifosi. Congelata la pratica Is Arenas la squadra per questo campionato 2013-2014 (senza futuribili garanzie) sarà costretta alla transumanza Cagliari-Trieste, SantElia-Nereo Rocco, lunica formazione a giocare in trasferta anche nei turni cosiddetti casalinghi. Dignità, onore e tanto cuore per questo Cagliari esiliato che pareggia contro una robusta e volitiva Inter senza pezzi pregiati, al netto di una rotazione tutta mazzarriana, e che però per una sorta di attrazione modale nellacquitrino del Nereo Roco riesce a fare anche un po acqua, soprattutto con questi interni di centrocampo che ancora evidenziano palesi difficoltà nellinterpretare il gioco di Mazzarri. Proprio loro, Guarin e Kovacic (con il croato però in evidente ritardo di condizione) che nella precedente gestione erano i fari della squadra. Ecco, sì in questi termini un autentico, prezioso, oscuro, letale, agonisticamente cattivo tuttocampista del calibro di Nainggolan farebbe un gran comodo a questa Inter, e non soltanto a titolo simbolico.
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