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Editoriale Inter Dimenticare per ripartire
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11 anni agoon
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RedazioneTutti, giornalisti, cronisti, tifosi, vorrebbero cingere il suo capo dalloro laureandolo già alla 5a giornata di campionato come allenatore campione dItalia con la sua Inter. Tutti a parlare incoscientemente e prematuramente di Scudetto allalba di una nuova stagione che, di fatto, deve ancora veramente cominciare e lui, Walter Mazzarri, educatamente ringrazia per gli elogi, ma saluta e se ne va per la sua strada.
Lunica cosa che adesso conta davvero: la consapevolezza che cè una strada da percorrere e traguardi da raggiungere, ma è una strada lunga, lunga e faticosa. È fatto così Walter Mazzarri, toscano con il senso del lavoro che scorre nei filamenti di ogni suo cromosoma, lui che sa che solo con il lavoro si possono materializzare i risultati e che le parole e i complimenti se li porta via il vento, quel vento che a San Vincenzo a fine settembre tira sempre fortissimo.
Basterebbe far caso al suo atteggiamento a fine gara, un finale di un film già visto tante volte con lex Samp e Napoli che non si lascia andare a urli di gioia e festeggiamenti dopo le vittorie, ma guadagna subito il tunnel che conduce agli spogliatoi, sapendo che ancora cè un tunnel interminabile da attraversare e che guardare la luce ora significherebbe rimanerne accecati.
Dimenticare subito dunque, per subito ripartire. Più che un semplice leitmotiv queste sono le parole dordine del nuovo corso Mazzarri allInter. Quello che ha fatto o dovrebbe fare Fredy Guarin al momento della sostituzione dopo aver disputato una partita così così. Dimenticare, concentrarsi sul prossimo obiettivo e ripartire. Ciò che hanno saputo fare Ricky Álvarez e Jonathan Cícero Moreira, oggetti giocanti non identificati nelle passate stagioni, fischiatissimi da tutto il Meazza, e ora nuovi idoli del popolo nerazzurro.
Non è facile perché non si tratta solamente di rimotivare o riprogrammare le teste, che già sarebbe comunque tanto. È una questione di ontologia: non basta essere calciatori, bisogna essere prima uomini, ed è proprio agli uomini che parla Mazzarri. Piccolo immenso segreto il suo. Un giocatore capace lo si recupera, un uomo che ha perso fiducia è cosa assai più complicata.
LInter ha dovuto dimenticare il suo recente passato da squadra anomala quale è sempre stata fino ad ora. Un mostro a due teste, quella trionfante del triplete e quella umiliata e sconfitta del nono posto in graduatoria. Un colpo di spugna che resetti storia e menti per ricominciare da un ipotetico grado zero. Dimenticare velocemente le sconfitte, ma dimenticare ancor più rapidamente le vittorie, come quella di Reggio Emilia col Sassuolo ad esempio, e focalizzarsi su altri imminenti obiettivi, come quello di Trieste domenica prossima, col Cagliari. Imparare a procedere un passo alla volta. Siamo arrivati alla sesta giornata, ne mancano ancora 32. Una vita.
Dimenticare. Che non significa azzerare memorie vicine e lontane. Perché occorre analizzare, elaborare e valutare. Come con la Fiorentina, ça va sans dire. Perché sarebbe contraddittorio e ovviamente controproducente dimenticare una vittoria frutto di cuore, sudore e sacrificio ma con tanti aspetti da ricalibrare, come quelli tattici. Carenze che contro una Fiorentina dalla grande personalità si sono mostrate in tutta la loro evidenza.
Difficoltà di manovra, interni che ancora faticano a far carburare la squadra, esterni chiamati a compiti di ripiegamento e difesa in enorme affanno anche a dover affrontare una sorta di 4-6-0, uno schieramento con una sola punta di ruolo nel primo tempo e con nessuna per buona parte del secondo.
Limpressione non è quella che manchi qualità, perché quella lInter ne ha da vendere, cè solo la sensazione di assistere a un movimento perpetuo in orizzontale, e che ci sia necessità di illuminazioni più verticali, se non altro con più frequenza, ma lInter è un work in progress, una squadra che impara, immagazzina e dimentica per ripartire con bagagli desperienza sempre più carichi e testa più leggera, più sgravata di responsabilità eccedenti ed eccessive (la Fiorentina è da Scudetto, non lInter, ammonisce Mazzarri nel post-partita) più direzionata su micro-obiettivi graduali. E adesso è il momento di Tohir, ma la storia di una grande squadra e di un grande presidente, beh quella sì, sarà indimenticabile.
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