Pazza Inter
Tanti auguri, Inter!
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3 anni agoon
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RedazioneE ce lo stavamo facendo il regalo, altroché balle. Un gran bel regalo, di quelli col fiocco, la carta delle grandi occasioni e una sorpresa indimenticabile nella storia del mondo pallonaro. Davide contro Golia del calcio. Da una parte la corazzata Liverpool, i cui panchinari sarebbero titolari in qualunque squadra italiana, nessuna esclusa: dall’altra l’Inter, vittima sacrificale di un ottavo scontato in partenza, i cui panchinari fanno i panchinari all’Inter e, magari, i titolari in squadre non a livello mondiale, con tutto l’affetto e il rispetto dovuti. L’undici nerazzurro malconcio di sette giorni fa sembra essere un lontano ricordo, sfumato nel tempo, che quasi ti vien da dire “ma ricordi quando…”. In uno degli stadi più famosi, coreografici, storici di tutta la Via Lattea i ragazzi di Simone Inzaghi mettono paura ai Reds, che non perdevano in casa da un anno esatto e, soprattutto, non ricordo quanti anni europei erano trascorsi dall’ultima sconfitta interna. A memoria mi verrebbe da scrivere trentaquattro partite, potrei tranquillamente sbagliarmi e non ho voglia di fare tutti i controlli del caso ma anche fosse sarebbe un errore davvero minuscolo.
I centottanta minuti consegnano dunque le chiavi dei quarti al Liverpool, ma quanta sofferenza, quanto pathos quanto, riprendo i titoli dei quotidiani inglesi, “scare”, con inserti che ringraziano a caratteri cubitali la dabbenaggine calcistica di Alexis Sanchez, fino a quel momento uno dei migliori e, improvvisamente, relegato al ruolo di chi ha rovinato la festa suo malgrado.
Al di là di una analisi tecnico-tattica da lasciare il tempo che trova, Simone Inzaghi domina la gara imbrigliando gli avversari e giocando un calcio estremamente propositivo senza mai o quasi – sei a casa loro, qualche occasione la devi mettere in preventivo – perdere il controllo della partita. Vero, i Reds hanno colpito due pali e una traversa, chi lo nega. Così come al Meazza Allison sta ancora ringraziando il montante superiore che gli ha evitato di raccogliere il bolide di Calhanoglu in fondo al sacco. Ma, nell’economia della doppia sfida, a decidere sono stati gli episodi fortuiti (leggasi gol di Salah a Milano, ciabattata lenta che passa attraverso non ho contato quante gambe, deviata leggermente ma quel tanto utile a prendere Handonovic in contro tempo) e, perché no, una pessima direzione di gara nei momenti topici. Mi spiego meglio: l’espulsione di Sanchez può anche starci, non è uno scandalo. Ma se corri ed estrai velocemente il cartellino per il cileno beh, devi fare allo stesso modo con un paio di giocatori inglesi, autori di interventi ben più pericolosi lasciati passare in cavalleria dal balbettante Lahoz, poco polso coi forti e forte con quelli (sulla carta) più deboli.
Ad ogni modo il grazie di tutti i tifosi nerazzurri deve andare a questi ragazzi. Per come sono scesi in campo, per la voglia, la tenacia, la grinta. È andata male, nello sport ci sta di vincere e perdere. Ma ci sono sconfitte e sconfitte: quella di Liverpool è una vittoria, ma quale sconfitta. Forse, senza stare ad aprire un caso inesistente, a un certo si sarebbe potuto osare di più: Inzaghi conosce meglio di noi la situazione della sua squadra, se ha fatto quei cambi (che non ho condiviso) ci sarà stata una ragione.
Oggi, mentre scrivo, è il compleanno dell’Inter.
Così ne approfitto per festeggiare i centoquattordici anni di vita, di grandi gioie, di qualche dolore, di massima serie ininterrotta, di tifosi sempre più attaccati ai colori del cielo e della notte. Se solo quel gruppo che il 9 marzo 1908 si trovò all’Orologio avesse avuto una minima idea di cosa ne sarebbe nato…Grazie a loro.
Tanti auguri Inter.