Pazza Inter
Lo strillo di Borzillo – Si cade, ci si rialza, si ricomincia a correre
Published
3 anni agoon
By
RedazioneE che sarà mai, diamine. L’Inter perde una partita una giocando davvero i primi quarantacinque minuti in una sorta di nulla cosmico dove nessuno vede, nessuno sa, nessuno capisce, nessuno parla. Una roba da reale imbarazzo. Ma, se non ci si sofferma al mero risultato finale, improponibile a qualunque latitudine indi ragion per cui vedete di aver imparato la lezione per cortesia, i nerazzurri hanno sbagliato – così come gli avversari, beninteso – una quantità incredibile di occasioni, utili quanto meno a riaprire un discorso che, chissà, avrebbe potuto portare ad altri esiti e a scenari diversi. Però il calcio non è se mia nonna aveva le ruote, è numeri.
E i numeri, questa volta, condannano miseramente i ragazzi di Simone Inzaghi. Perché, al netto delle occasioni succitate, nel tabellino della partita non viene riportato tizio ha sbagliato da zero metri, caio solo davanti al portiere, sempronio preferisce crossare invece di battere a colpo sicuro. Tutto vero, funziona così e lo sappiamo. Il secondo tempo di domenica pomeriggio, in realtà, ci ha raccontato una storia: che l’Inter fisicamente è attiva, altrimenti non avrebbe costruito quel popò di palle gol spingendo senza soluzione di continuità, che il periodo è particolarmente sfigato, e nel calcio il culo, chiamiamolo col suo nome per piacere, ha un peso specifico, che la panchina è la vera nota dolente della stagione fino a questo preciso momento. Il tema l’ho già trattato, ma un refresh si impone: i nerazzurri possono contare su un undici titolare di alto livello, dimostrato dalle partite con Real e Liverpool ma anche dal derby ad esempio. Il problema vero subentra quando la stanchezza prima di tutto fisica che inevitabilmente ti porta a quella mentale inizia a farsi sentire.
Ecco, se Simone Inzaghi si volta e guarda la sua, di panchina, pur restando un serio aziendalista credo si inizi a porre qualche domanda. Un paio sono lungodegenti e se anche non lo fossero il loro apporto è stato praticamente pari al poco in un caso, al nulla nell’altro: comunque sia certo non all’altezza di quella che vorrebbe essere una squadra capace di lottare non dico alla pari però poco ci manca, facciamo infastidire assai, le grandi corazzate europee, perché il calcio di tutti è una irrealtà totale, la superlega esiste da quando è iniziata la pessima pantomima del fair play finanziario, perlomeno quello che abbiamo conosciuto fino a oggi, ovviamente sperando di resettarlo e riscriverlo in maniera intelligente.
Insomma, il dato di fatto è che la prossima estate Marotta, Ausilio e Baccin, freschi di rinnovo contrattuale fino al 30 giugno 2025, per me importantissima la firma della dirigenza, dovranno davvero inventarsi salti mortali per consegnare a Simone Inzaghi una squadra capace di offrire al tecnico piacentino seconde linee solo sulla carta, ricambi non dico all’altezza dei titolari ma poco ci manca. E se il problema in difesa, sempre opinione personale, non esiste, esiste eccome in mezzo al campo e là davanti, dove il centravanti d’area, quello capace di fare a sportellate con chiunque, manca. Ad ogni modo l’Inter, ricordiamolo perché qualcuno se l’è scordato un po’ troppo presto, potrebbe tornare solitaria in vetta alla classifica battendo il Bologna nel recupero mancante, non apro il pippone sui problemi della serie A che qualcuno pensa di nascondere inventandosi il playoff, altra roba per cercare di intascare due soldi.
Quindi, in conclusione, d’accordo la preoccupazione, ci sta: ma un filo di ottimismo in più mica guasta. Le linee di inizio stagione non sono state rispettate, qui siamo andati oltre.
Alla prossima.
Gabriele Borzillo