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Editoriale Wimbledon – Djokovic il parsimonioso
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11 anni agoon
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RedazioneSe lè vista brutta Novak Djokovic ma alla fine di una partita combattuta con Juan Martin Del Potro, simile più ad un incontro di pugilato, giocherà la sua seconda finale di Wimbledon contro lidolo di casa Andy Murray. Gli inglesi fremono dalla voglia di riabbracciare il nuovo Re Mida doltre Manica settantasette anni dopo lultimo trionfo britannico griffato Fred Perry; sono in fibrillazione anche per limminente arrivo del royal baby ma la casa reale perdonerà se diciamo che può aspettare lunedì.
Il Novak visto nel primo pomeriggio preoccupa in vista dellatto conclusivo perché è restato in partita soltanto per le prime palle di servizio, gli oltre venti ace in un incontro sono una primizia. I tantissimi errori del primo set faceva presagire un finale a sorpresa, lo porta a casa giocando al 60% non fosse per quello smalto da campione. Del Potro, invece, ha giocato con un ginocchio fasciato dopo le cadute nei turni precedenti e non ha patito la paura di tirare forte nei momenti clou: come riferimento prendiamo il tie break del quarto set, due match points per il serbo annullati dalla torre di Tandil con altrettanti vincenti duna potenza clamorosa. Cuor di leone Del Potro reagisce ottimamente quando perde il terzo set per colpa di uno smash finito in rete, bisogna dargli il merito daver aumentato la qualità della semifinale, sino a quel momento cristallizzata sui binari duna normalità da sbadiglio.
Sfiorate le cinque ore di gioco – chissà come si saranno comportati Murray e Janowicz, rinchiusi negli spogliatoi in attesa della discesa in campo a seguire – il quinto set fa emergere un Del Potro provato dallo sforzo fisico nonostante sia stato Djokovic a rincorrere la lepre. Il primo a sbagliare è proprio largentino che subisce il break nellottavo game, il dinamismo del numero uno al mondo rende possibile unimpresa che resterà nella memoria di tutti gli aficionados come la più lunga semifinale dello slam britannico.
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