Il Moviolone
Finali NBA: Spurs verso gara 6, a Miami per scrivere la storia
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11 anni agoon
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RedazioneSan Antonio si trova a 48 minuti dal suo quinto titolo NBA della storia. Vincendo gara 5 in casa contro i Miami Heat, gli Spurs hanno fatto un passo importantissimo verso il prestigiosissimo trofeo, quello che può cambiare la vita di un giocatore di pallacanestro, facendolo diventare da normale, o magari anche fenomenale, a leggenda. E’ il caso di Tim Duncan – sicuro hall of famer per tutto quello che ha fatto nella lega – che insieme a Gregg Popovich ha già in bocca il sapore della storia: primo titolo conquistato nel lontano 1999 (fu anche il primo della franchigia), eventuale ultimo (ma non ha intenzione di appendere le scarpe al chiodo) nel 2013, il che vorrebbe dire tornare sul tetto del mondo a 14 anni di distanza, senza contare le vittorie del 2003, 2005 e 2007. Chiamarla costanza è dire poco.
E’ il caso di Danny Green, da scarto del basket americano (Popovich l’ha tagliato addirittura 2 volte prima di dargli la terza, e decisiva, opportunità) a potenziale MVP delle finali. Non è la stella della squadra, assolutamente no, ma è fondamentale nell’ingranaggio perfetto costruito negli anni dal guru delle panchine. E per lui è arrivato anche un record nella storia delle Finals: 25 triple segnate (è 25/38 in questo momento), nemmeno Ray Allen è riuscito a spingersi così in alto. E il primato è assolutamente migliorabile. Perchè di sicuro si giocherà Gara 6 in Florida. E forse Gara 7, se James, Bosh e Wade, gli antipatici per antonomasia (ma quando hanno voglia di giocare sono inarrestabili), riusciranno a riportare il discorso in parità senza sciogliersi come nel 2011.
E’ il caso di Tracy McGrady, uno dei più grandi rimpianti cestistici che il basket NBA ricordi. Talento puro e smisurato, faccia da pigro che la metà basta, ma numeri che pochi altri hanno. Adesso è lì solo per gloria personale, non vede il campo nemmeno con il binocolo dopo le ultime stagioni passate più in infermeria sul lettino del massaggiatore (e in Cina) che sul parquet. Popovich l’ha chiamato alla vigilia dei play off per avere “quell’esperienza in più“. Lui non si è fatto pregare, al richiamo dell’anello è impossibile resistere, soprattutto se in carriera non si è mai superato un primo turno nella post season e di colpo ti chiedono di giocare (si fa per dire) le finali… E tanti saluti ai cinesi.
E’ il caso di tutti i comprimari, di lusso e non. Leonard, a 21 anni, gioca come se ne avesse 30, la metà dei quali passati a lottarsi gare 7 di finali NBA. Quest’anno nessuno ha difeso su James come lui, e secondo Popovich “E’ qui per farcela. E’ un uomo in missione“. Boris Diaw, altro europeo dal fisico decisamente poco scultoreo. Ma passa la palla che è una meraviglia. Gary Neal, ex Benetton, ordinato e sfrontato, mai sopra le righe. Thiago Splitter, il lungo preferito di Ginobili, e già questo basta come biglietto da visita.
E’ il caso di Tony Paker e Manu Ginobili, forse – e non ce ne voglia Duncan – i veri aghi della bilancia della serie. Due maghi che sopperiscono con la bacchetta allo strapotere fisico di LeBron e Wade. Entrambi inseguono il terzo titolo, entrambi hanno già lasciato il segno nella serie. Tonino ha firmato l’1 a 0 in casa di Miami, Manu il 3 a 2 che garantisce, quantomeno, la “bella”. Sarebbe un peccato fallire proprio ora. Perchè Miami sente la pressione, sa che non arrivare al secondo anello consecutivo equivarrebbe ad un fallimento totale, sotto ogni punto di vista. L’esperienza dice Spurs, il collettivo pure, ma LBJ è il Re, non va dimenticato, e non ha nessuna intenzione di abdicare.
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