Pagelle Juventus
Editoriale Palermo – L’alibi Zamparini
Published
12 anni agoon
By
RedazioneIl Palermo chiude il campionato con tre reti casalinghe sul groppone. Comera cominciata (e con chi) la stagione, così (e con chi) è finita. Allora fu il potente Napoli, ora il tuttaltro che bellicoso Parma. Sannino chiude con quattro sconfitte consecutive. Un bilancio complessivo di meno di un punto a partita. Così chiudiamo pure con i discorsi sul (presunto) nuovo Sannino, sui rimpianti (strumentali) per non averlo tenuto malgrado linizio infernale e tutto il resto.
Nel calcio ognuno dice quello che vuole e tutti abbiamo ragione. Però i numeri sono numeri e cè poco da contestare. Tutti hanno fallito. Scontate le colpe di Zamparini, reo di aver varato operazioni al limite della follia. Iniziando il campionato con una squadra che lui per primo sapeva debole, tanto da dichiarare in uno con Perinetti che nel mercato di riparazione si sarebbero colmate eventuali lacune rimediando a preventivati errori di valutazione. Tutti abbiamo visto che non è stato così e proprio a gennaio il Palermo è deflagrato.
Ratificato e conclamato il ruolo di colpevole maximo del presidente, gli altri non possono chiamarsi fuori. Perinetti, allenatori e giocatori non si possono nascondere. I cambi di Zamparini vado controcorrente non hanno determinato il tracollo, no, semmai lo hanno rispecchiato. Gli errori sono stati a monte nelle scelte delle persone e delle professionalità più che sul tentativo disperato dinvertire una rotta ineluttabile. Ogni mossa aveva una sua logica. Gli allenatori avevano fallito e andavano tutti alla deriva. Idem i dirigenti. Non è che Zamparini abbia esonerato qualcuno che stava operando alla grande, per puro capriccio, determinando autolesionisticamente la sciagura. E vero il contrario. Gasperini ha avuto un girone a disposizione. Sannino tutto il ritiro estivo e varie partite. Con risultati, disastrosi. A Malesani son bastate tre gare per dimostrare il nulla più assoluto. Perinetti ha cominciato a lavorare già dal ritorno del campionato scorso quandera al Siena, non dimentichiamolo, e non ha portato in Sicilia una sola rivelazione come dovrebbe fare un dirigente che si rispetti. Lo Monaco ha mostrato come primario obiettivo quello di azzerare il lavoro altrui e quando si prefissava di iniziare il proprio, con i metodi che conosciamo, è stato fatto fuori. Ovviamente.
E i giocatori? Di una scarsezza desolante. Vecchi imbolsiti (Miccoli e Ilicic meritano un discorso a parte, sul quale semmai torneremo) e giovani acerbi possono in coscienza dire di aver fatto tutto il possibile per salvarsi? Limpressione è che no. Celandosi dietro le beghe societarie e tecniche, hanno dato pochissimo. A volte remando contro. Professionisti esemplari avrebbero dovuto isolarsi e pensare soltanto a far bene sul rettangolo di gioco (come il Cagliari che aveva problemi pesantissimi, per esempio, ed ha reagito alla grande!), decuplicando le forze per evitare la retrocessione, invece di palleggiarsi responsabilità o tenersi il posto in squadra a volte senza meritarselo e togliendolo ad altri ingiustamente emarginati (il Viola visto col Parma era proprio da ignorare totalmente? Donati versione paracarro, titolare inamovibile è nella logica delle cose? E potremmo continuare per giorni).
La verità è che ormai Zamparini vulcanico, isterico – è diventato un alibi per tutti. La coperta che copre tutte le magagne altrui. Nessuno fa ciò che deve perché con Zamparini non si può far bene. Allora, ecco smascherato larcano. La sensazione è che ormai gli allenatori in primis, ma anche i dirigenti ed i giocatori, accettino di buon grado di venire in Sicilia, tanto se falliscono, è normale: con Zamparini non si può lavorare. Se, putacaso, fanno bene, si vantano desser riusciti malgrado Zamparini e quindi hanno ancor più meriti. Un esonero a Palermo, per la presenza del patron friulano, non è più una macchia sul curriculum. Quasi non conta. Paradossalmente diventa una pacchia lavorare con Zamparini che, sia chiaro, resta tra i pochi che pagano puntualmente e bene e, lo dicono i fatti, accontentano persino i loro allenatori comprandogli (almeno) i giocatori che considerano fondamentali (Pioli ebbe Mantovani, Sannino Brienza e Giorgi, Gasperini Sorrentino per restare agli ultimi casi). Sarebbe opportuno non dimenticarsene, prima di emettere le giuste sentenze.
www.antoninopavone.it
You may like
Dal Newton Heath al Manchester Utd: quando i Red Devils non erano diavoli e neppure rossi
Quella volta che… Sylvester Stallone parò un rigore alla Germania
FOTO – Il Bayern vince ancora, ma a festeggiare non c’è proprio nessuno…
VIDEO – Ricordate Diego Forlan? Gioca e segna ancora, ma nella Serie B giapponese!
18 gennaio 1953, quella volta che Amadei al 90′ fece esplodere il Vomero e piangere la ‘Signora’
Storia dell’autogol: i pionieri, i più grandi “autogoleador”