Pagelle Juventus
Editoriale – Mourinho abbatuto dal fuoco amico
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12 anni agoon
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RedazioneO lo si ama o lo si odia. Ormai tutti sappiamo com’è fatto José Mourinho. Mai prima, però, era capitato di vederlo così in difficoltà all’interno del suo stesso club.
Da sempre Mou si è legato a doppio filo ai club dove ha allenato, costruendo, lui per primo, il fortino dentro il quale rifugiarsi per sparare su tutti coloro che ne restavano fuori. A Madrid abbiamo assistito ad una situazione nuova: per la prima volta José si è trovato in un club la cui forza, intesa come dirigenza, tifoseria e stampa associata, è più forte della sua.
Al Porto, Mourinho ha ricostruito l’orgoglio di un club da troppo tempo fuori dall’elite europea, lì ha cominciato a forgiare il suo personaggio. Al Chelsea, è arrivato in una società in crescita, ma a cui ancora mancava l’acuto in Premier League nella nuova gestione Abramovich e che non aveva ancora il riconoscimento internazionale da top club. E’ stato Mou a portare entrambi, successi e prestigio, e ancora oggi a Londra viene osannato come un dio del calcio. All’Inter, nessuno mai era riuscito nell’era Moratti a catalizzare le attenzioni dei media, a rafforzare lo spirito di appartenenza e a vincere tutto, ricordiamolo, come ha fatto lui. Anche in casa nerazzurra, Mou ha trovato però una società debole, bisognosa di un mister dal carattere forte e carismatico.
Il Real Madrid, però, è unaltra cosa. il Real è il Real, il club più famoso e importante del mondo. Qui Mou, ogni volta che ha provato ad imporsi sulla società, sui media, sui giocatori, sui tifosi… sono sempre stati problemi. Così che non gli è stato perdonato nulla, dalle sconfitte contro il Barcellona di Guardiola, ai litigi con i giocatori più rappresentativi, alla tattica troppo difensivistica in alcuni scontri diretti, all’ingerenza del suo agente Jorge Mendez nel mercato del club, alla scontro con Valdano, istituzione madridista.
Arrivato a Madrid Mou disse: Voglio diventare il primo allenatore a vincere la Champions in tre club diversi. Un po troppo individualista come dichiarazione dintenti, a Madrid è la camiseta blanca che viene prima di tutto e di tutti, presidente, allenatore e giocatori.
Solo l’ottimo rapporto col presidente merengues Florentino Perez, e il sogno di arrivare con lui a vincere la decima Champions League, gli hanno permesso di rimanere a Madrid fino ad oggi.
Ma ora anche lui è costretto ad alzare bandiera Blanca ed ammettere, sono sue parole, che in Inghilterra troverà tifosi e club che lo amano più che a Madrid.
Allora hasta luego José!
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