Cartellino Rosso
Meteore del calcio – Patrick Kluivert, quando il Milan pescò l’olandese sbagliato…
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4 anni agoon
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RedazioneIn questi giorni, in cui l’Olanda strabilia ai Mondiali di Brasile, qualcuno l’avrà notato seduto al fianco di Louis van Gaal del quale ora è il vice e non avrà potuto esimersi dal ripassare mentalmente la sua lunga carriera, iniziata vincendo da protagonista una Champions League a 18 anni e conclusa piuttosto mestamente dopo quindici anni che solo parzialmente hanno rispettato le aspettative. Con una parentesi particolarmente nera, quella al Milan. Che non appena lo vide lo individuò come uomo perfetto per riproporre gli indimenticati fasti dei nazionali ‘oranje’ che nel decennio precedente avevano portato la squadra sul tetto del mondo.
Il Milan lo aveva notato proprio quella notte del 18 maggio 1995 a Vienna, piegato dall’Ajax a causa di una rete del giovane Patrick Kluivert, astro nascente del calcio mondiale (non pochi lo ritengono una sorta di Van Basten di origini surinamensi) ma dalla testa decisamente calda. Oltre alle 18 reti segnate in un campionato sulla sua testa infatti pende anche un’accusa di omicidio colposo per un’incidente automobilistico (pagherà con 240 ore di lavori socialmente utili) e addirittura un’accusa di stupro poi archiviata per insufficienza di prove.
Quest’ultimo caso però arriva solo dopo l’ufficializzazione del suo acquisto da parte del Milan, che deve mettersi alle spalle la terribile annata dell’undicesimo posto ottenuto sotto la guida di Tabarez prima e Sacchi poi (l’anno dell’ultima stagione di Baresi e Baggio, oltre che quella in cui Dugarry veniva spesso preferito al Divin Codino) e sul mercato dell’estate 1997 ottiene il colpaccio: il centravanti olandese strappato alle più grandi big d’Europa dopo un’estenuante tira e molla.
Kluivert viene presentato in diretta tv in una serata di gala e trova Fabio Capello, tecnico dei tanti record tornato a casa dopo i successi al Real Madrid. Con il giovane Kluivert il Milan punta a scrivere di nuovo il suo nome nell’albo d’oro del campionato e addirittura il grande George Weah, Pallone d’Oro solo due anni prima, gli cede il suo numero 9 e opta per il 14. E l’esordio, nel bel 3-1 rossonero alla Juventus nel ‘Trofeo Berlusconi’ sembra promettente.
Il risultato del campo in campionato sarà invece imbarazzante: Kluivert cammina e non corre, bisticcia con il pallone, sbaglia gol talmente facili da risultare quasi comici (se ne ricordano almeno un paio nella doppia sfida di campionato con la Sampdoria) che lo rendono un eroe della Gialappa’s Band. Ma soprattutto è tremendamente indolente. Il primo gol, piuttosto casuale, arriva alla terza di campionato contro l’Udinese del tecnico che la stagione successiva si laureerà campione proprio al Milan, Zaccheroni. Si ripete solo all’undicesima contro il Bari, ma la rete viene segnata a porta completamente vuota e colpendo pericolosamente l’ennesimo palo. Arriveranno poi due doppiette contro Atalanta e Vicenza, ma sono fuochi di paglia. Pur di rimpiazzarlo il Milan a gennaio acquista Ganz e Maniero (due dignitosissimi attaccanti, ma non esattamente due campionissimi richiesti in tutto il mondo) e, dopo che la squadra termina al decimo posto, l’estate successiva l’olandese se ne va.
Finisce al Barcellona (altro club che festeggia il centenario nel 1999, come il Milan, e lo fa vincendo il suo campionato). E in maglia catalana resterà per ben cinque stagioni, che però a parte la prima si riveleranno tra le più magre della storia blaugrana negli ultimi anni (non arriverà più alcun titolo). Intanto i suoi eredi in rossonero, Bierhoff prima e Shevchenko poi, segnano valanghe di gol.
Tenterà poi l’avventura inglese al Newcastle (dove lo si ricorda quasi solo per una rete segnata nel film ‘Goal!‘, in cui i ‘Magpies’ si qualificano in Champions League ai danni del Liverpool), per poi cambiare una squadra e una nazione all’anno: Valencia, PSV Eindhoven, Lilla. Presenze complessive: 39, reti segnate: 8.
Inevitabile l’addio e una carriera da tecnico appena avviata al seguito dell’antico maestro Van Gaal. Colui che aveva sperato di renderlo il nuovo Van Basten.
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