Pallonate
Riscriviamo la Tragedia del Grande Torino: ‘Non era così quel giorno’
Published
4 anni agoon
By
RedazioneCoraggio, scrivi che il 4 maggio 1949 è una data che non è mai esistita!
Non posso!
Non possiamo far finta di niente, non possiamo dimenticare, non si può sfuggire la verità , quel giorno c’è stato eccome…
Te lo chiedo per favore, fatti forza e scrivi un’altra storia, fallo per me.
E va bene:
Il 4 maggio del 1949, sembrava estate, Torino era tutta un fiore, gli alberi già con le chiome folte e la collina che da lontano cambiava colore ad ogni lieve sbuffo di vento, pareva un anemone di mare che mosso dalla corrente si esibiva in una elegante danza al rallentatore.
Ma non era così quel giorno! Come posso andare avanti?
Scrivi per me, ti prego continua.
Era caldo quel giorno, il fiume Po scorreva lentamente, pareva addormentato e la punta della Mole Antonelliana baciata dai raggi del sole che si divertivano a punzecchiarla, emanava una luce quasi ad essere un segnale tutto in tondo, come il faro di notte ai naviganti.
A nord le montagne in alta valle con le cime ancora innevate illudevano lo sguardo tanto erano perfette immerse in quell’azzurro cielo quasi a formare una cartolina. Si, solo la mia Torino può darti così tanto.
Basta, ti prego, non posso andare avanti così, ti stai rendendo conto?
Mi stai facendo stare bene, vai avanti ti prego.
Quel giorno in città la gente era allegra, i campanelli delle biciclette che numerose si esibivano per le strade erano musica melodiosa.
Pareva un giorno di festa anche tra le fronde, dove i giochi d’amore degli uccelli si alternavano a canti e frullar di ali.
Ero felice.
Solo quando riesci a leggere nel cuore di qualcuno puoi raccontare cose così, solo quando sei innamorato puoi vedere le cose a quel modo ed io, le cose, le devo oggi vedere così.
Ma non era così!
Ti prego finisci, ti supplico ancora un’altro po’.
Eravamo tutti felici perché quel giorno tornava la nostra squadra da Lisbona.
Il nostro Torino, qui da noi si dice “me Grand Turin”, tornava a casa già con lo scudetto cucito al petto grazie al pareggio ottenuto la domenica prima contro l’Inter, nello stadio di San Siro a Milano.
Quanta voglia di rivederli, erano via da pochi giorni e ci sembrava un’eternità .
La città senza di loro sembrava vuota.
Guardando l’orologio, mi accorsi che erano giunte le diciassette.
Mi trovavo in Piazza Vittorio nel centro di Torino, istintivamente il mio sguardo non so perché si rivolse verso il colle di Superga a guardare la Basilica così maestosa che pareva come impressa nel cielo, quel giorno di un’azzurro terso, pareva dipinto.
All’improvviso, ricordo perfettamente l’ora, le diciassette e tre minuti, sentii un rombo nel cielo, era l’aereo del Torino!
Si, erano loro!
Lo riconoscevo da lontano e si stava dirigendo proprio verso la Basilica di Superga in vista dell’aeroporto di Torino Aeritalia.
Fallo per me ti prego, scrivi quello che ti ho chiesto fin dal principio, non deludermi anche tu.
Guarda che quel giorno il 4 maggio del 1949 il Torino è…
No, ti prego, no!
Va bene continuerò a scriverla così…
Erano le diciassette e tre minuti, l’aereo si avvicinava.
Due minuti dopo, esattamente alle diciassette e cinque minuti, vedevo l’aereo passare appena sopra la Basilica di Superga, quasi a circumnavigarla e sembravano un tutt’uno sotto quel sole abbagliante, quasi volessero fondersi.
Alle diciassette e cinque minuti del 4 maggio 1949 l’aereo con a bordo il Grande Torino, passò oltre il suo destino, ed oggi la mia penna bugiarda ha scritto parole intrise di lacrime.
L’ho scritto per te, perché me lo hai chiesto.
Tu lo sai, ogni volta che leggo il tuo sguardo ne colgo il dolore, l’immenso pianto, la fatica nel cercare di dimenticare e mi perdonerà il lettore se sono andato oltre le diciassette e cinque minuti del 4 maggio 1949.
Un’opera buona anche solo per pochi minuti non la si può negare a nessuno dei nostri vecchi che hanno visto.
L’ho scritto per loro, perché me lo chiedono tutti i giorni di questa benedetta vita da granata.
Grande Torino per sempre, si, per sempre, anche quel giorno era così.
Carlo Testa
You may like
IPSE DIXIT – Meazza e i portieri cretini…
Anche attori e attrici hanno la loro squadra del cuore
Avevano le valigie in mano, ma poi…
Una favola in Premier: dall’Iran alla Terra di Albione
Milan-Juve story, dal tacco di Bettega al siluro di Tevez… Passando per il (non) gol di Muntari
Milan-Juve story, dal tacco di Bettega al siluro di Tevez… Passando per il (non) gol di Muntari