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Il ritorno di Nadal: “Più terra rossa e meno velocità”, ma c’è l’ombra doping
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12 anni agoon
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RedazioneCoincidenze. Il ritorno di Rafael Nadal dopo sette mesi d’infortunio coincide con le accuse di doping nei suoi confronti da parte del collega Rochus mentre tutta la Spagna sportiva trema nell’evolversi nelle indagini sui medici Puerta e Fuentes.
I suoi sette mesi di stop, tanti per un infortunio al ginocchio, sono visti con sospetto da molti, lo spagnolo potrebbe aver mascherato una squalifica per doping. Da San Paolo arriva la replica dello stesso Nadal: “Queste voci nascono perchè i controlli non sono pubblici, la federazione e la Wada devono agire in trasparenza altrimenti io dovrò sempre ascoltare le stupide accuse di Christophe Rochus senza che abbia una prova“.
Poi lo spagnolo se la prende con i tornei disputati sul cemento, oltre che la nuova regola dei 25 secondi fra un servizio e l’altro: “Non mi immagino un calciatore che gioca sul cemento. Non immagino un sport con tanti movimenti come il tennis, giocato su superfici tanto aggressive. Siamo lunico sport che commette questo errore. Sarebbe meglio se le future generazioni avessero una vita tennistica meno aggressiva: i campi duri sono i più negativi per il corpo, perché sollecitano tanto tutte le articolazioni, caviglie, ginocchia e schiena”.
Nadal infine conclude la sua arringa: “Le regole devono servire per migliorare lo sport e non per peggiorarlo. I punti combattuti piacciono alla gente, e per farli in buone condizioni, in partite così lunghe, 25 secondi non sono sufficienti per recuperare. A meno chel Atp non voglia un tennis sport solo di velocitá e non di strategia e tattica. Allora questa regola è buona”
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