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Blog Premier – La Prima Generazione di Busby Babes
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12 anni agoon
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RedazioneGeorge Best, Bobby Charlton, Denis Law un trio che è entrato di prepotenza nella leggenda del Manchester United.
La santissima trinità del primo Club inglese a mettere le mani sulla Coppa dei Campioni, i tre moschettieri che hanno portato i Red Devils sul tetto dEuropa e le tre anime più diverse possibili tra loro unite però dallambizione e dal desiderio di fare la storia del Club.
Cosa pensereste se vi dicessi che cera di meglio?
Prima di loro, prima del Quinto Beatle, prima delle sfide epiche con il Benfica di Eusèbio cera unaltra generazione di Red Devils che per giovane età, talento e potenziale sembrava sul punto di dominare il calcio inglese ed europeo per almeno un decennio, se non di più.
Li chiamavano Busby Babes in onore di un manager dal carisma ineguagliabile, dotato di un vero e proprio dono divino che lo rendeva capace di scoprire lenorme potenziale di un giocatore quandera ancora giovanissimo; Matt Busby, questo il nome del manager in questione, sapeva scovare il talento anche nel ragazzino più acerbo ed era bravissimo poi nel farlo emergere e nel creare un legame fortissimo con i propri giocatori affascinati e allo stesso tempo intimoriti dalla sua figura autoritaria, burbera ma allo stesso tempo paterna e comprensiva quando le circostanze lo richiedevano.
Non è un mistero che lincontrollabile George Best ubbidisse solo ed esclusivamente a Matt Busby, facendosi beffe di qualsiasi altro allenatore, compagno di squadra o conoscente che provasse a riportarlo sulla retta via.
Quella squadra era due volte campione dInghilterra, due volte semifinalista di Coppa dei Campioni, detentrice del Charity Shield and stava avanzando a grandi passi anche nella Coppa dInghilterra e sembrava pronta confermare le attese e collezionare quel trofeo continentale che le previsioni di tifosi e stampa avevano già consegnato loro. Quei ragazzi sembravano sul punto di diventare la terza squadra di sempre in grado di vincere il famoso Treble, il corrispettivo calcistico del Grande Slam che si applica al tennis: per farlo avrebbero dovuto vincere il campionato per la terza volta consecutiva unimpresa riuscita fino a lì solo ad altre due squadre la Coppa dInghilterra e la neonata Coppa dei Campioni, massima competizione per Club a livello continentale.
Quei ragazzi avevano talento, determinazione e qualità eppure non furono capaci di completare la loro opera e diventare la prima squadra inglese a trionfare in Europa, percui nessuna folla festante li aveva accolti allaeroporto di Manchester come si fa con i vincitori.
Anzi si, in effetti in unoccasione cera una gran folla ad attendere larrivo dei Busby Babes allaeroporto di Manchester ma latmosfera non era quella di un festa.
Se quei ragazzi non hanno saputo raccogliere i successi che si prevedevano per loro non è stato per incapacità né per ignavia, ma a privarli delle loro vittorie è stato un destino crudele che il 6 Febbraio 1958 ha deciso di farli entrare nella leggenda passando dalla porta più buia.
Di ritorno da una trasferta di Coppa dei Campioni in Yugoslavia, laereo che trasportava la squadra, lo staff e qualche membro della stampa ha dovuto far scalo a Monaco di Baviera per fare rifornimento prima della traversata che li avrebbe riportati verso casa; il tempo in Germania non era dei migliori, una serie di nevicate abbondanti e una successiva ondata di freddo avevano reso il suolo piuttosto scivolosoma nulla che potesse impedire seppure con una certa prudenza e attenzione di far ridecollare laereo una volta completato il rifornimento.
Di certo laria non era rilassata a bordo del veivolo, qualcuno provava a scherzarci su ma anche i più spavaldi avevano smesso di ridere dopo il secondo tentativo di decollo andato a vuoto; i passeggeri furono fatti uscire dallaereo in vista di una sosta forzata a Monaco ma il pilota non voleva costringere i passeggeri a passare la notte in Germania percui optò per un terzo tentativo nonostante la pista di decollo andasse via via deteriorandosi in un misto di ghiaccio e neve trasformatasi in scivolosa poltiglia incolore.
Era sicuro di poter sollevare da terra quellaereo e portare a casa quel carico di talento, speranza e giovinezza perciò allineò il mezzo sulla pista, spinse al massimo i motori e divorò asfalto, neve e ghiaccio fino al momento in cui le ruote si staccarono da terra; il terreno scivoloso tuttavia aveva impedito agli pneumatici di prendere una velocità adeguata al decollo, decretando di fatto il disastro che ne seguì, con laereo che proseguì la sua folle corsa a mezzaria fino ad scontrarsi con le reti di delimitazione dellaeroporto e urtare una casa poco distante.
Il veivolo si schiantò pesantemente a terra e il carico di carburante appena effettuato causò un incendio di enormi proporzioni che invase linterno della carlinga, oltre ad avvolgere tutto il veicolo dallesterno.
In quellinferno di metallo e fiamme perì unintera squadra di ragazzi tra i 19 e i 24 anni, oltre allintero equipaggio, a molti membri dello staff del Manchester United e i rappresentanti della stampa ma qualcuno riuscì miracolosamente a sopravvivere, trovando anche la forza ed il coraggio di trascinare fuori dallaereo alcuni dei compagni di squadra.
Di quella squadra rimasero 7 giocatori tra cui Bill Foulkes, Bobby Charlton e il portiere Harry Gregg colui che non aveva esitato un secondo a rientrare più volte nellaereo per cercare di salvare più compagni possibili più il manager Matt Busby che restò in ospedale per quasi tre mesi e cui fu data lestrema unzione in ben due occasioni.
Quella squadra è entrata nella leggenda ed è stata accolta da una folla immensa una volta rientrata in patria ma di certo non era quello il modo in cui i Busby Babes sarebbero voluti passare alla storia.
In questo esatto giorno di 55 anni fa é sparita in un colpo solo unintera generazione di giocatori del Manchester United cui erano promessi gloria e successi e ci sono voluti 13 anni prima che i Red Devils riuscissero finalmente a sollevare quella maledetta Coppa dei Campioni, chiudendo un cerchio spezzato in un giorno di Febbraio.
Il giusto omaggio a chi non ha potuto giocarsela ad armi pari con il destino.