Amarcord
Lotito annuncia: “Scendo in politica e costruirò una Lazio vincente”
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12 anni agoon
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RedazioneIl presidente della Lazio, Claudio Lotito, in una lunga intervista esclusiva al ‘Corriere dello Sport’, ha rivelato i suoi progetti personali per il futuro. “Ho dato la mia disponibilità a entrare in politica, vorrei fare un patto per il risanamento dellItalia, ci sono due o tre richieste”, ha rivelato, senza specificare l’area politica.
“Non sono richieste della stessa area, – ha tuttavia tenuto a precisare – non coltivo interessi personali. Mi sono chiesto: è giusto che metta a rischio le mie cose per linteresse collettivo? Mi sono posto questo interrogativo. Se ritenessi di essere utile e mi fosse chiesto, mi metterei a disposizione. Lo farei per interesse politico, se faccio parte di un sistema, è giusto che risponda positivamente. Ragiono nellottica della polis, non ho interessi perso”.
Poi un giudizio personale sul governo Monti: “Monti ha riportato credibilità a livello internazionale perché ha un riconoscimento tecnico, a largo spettro, però ricordate: un Paese non si governa solo con i tecnici. Il tecnico porta risultato materiale, ma non ha la visione necessaria per armonizzare i cambiamenti con le esigenze del popolo. – ha affermato – Se dici taglio tutto, fai presto, ma poi la gente muore di fame e si ferma leconomia. Questo è il dato vero. Taglio dei costi, equilibrio fiscale, crescita economica”.
“Il Paese dovrebbe avere scuole e ospedali funzionanti. – ha sottolineato Lotito – E mancata la programmazione. Il governo non ha dato la scadenza. Si è parlato della crisi, ma nessuno sa quando finirà la crisi. Se ci avessero detto cinque anni pane e acqua, al sesto filetto. Invece no. Se fai tagli orizzontali e non verticali, hai dimostrato di non avere sensibilità politica. Chi coglio, coglio. E non accompagni a livello di comportamenti la tua politica. Se chiedessi al Paese sacrifici, sarei il primo a mettermi il saio ed a mangiare pane e acqua. Come ho fatto con la Lazio”.
Quanto allo stile personale che terrebbe in politica, Lotito non ha dubbi: “Mi presenterei con il saio. Nel dopoguerra le famiglie hanno fatto i sacrifici, risparmiavano, si sono comprati il tetto per ripararsi dallacqua. Le famiglie rappresentano la colonna vertebrale del Paese. Io metto da parte i soldi per comprarmi casa e non pagare laffitto. E tu che fai Stato? Ci metti sopra lImu. E una tassa iniqua, una patrimoniale mascherata. Non ha senso. E ha provocato un danno. Ha fermato leconomia, bloccato ledilizia. Ora sta finendo il lavoro del carpentiere, del muratore, dellelettricista. Dove sono i giovani che possono permettersi di acquistare una casa e di fare un mutuo? E finito tutto. E allora scusate, meglio pagare laffitto. Ma è questo quello che si vuole?”.
E Lotito ha anche un’idea personale per risanare il debito pubblico: “Servono le riforme strutturali. Un anno fa, dopo il blitz a Cortina, fui interpellato. Alla tavola rotonda partecipavano il sindaco di Verona, Flavio Tosi, Attilio Befera dellAgenzia delle Entrate, esponenti politici. Dissi che avevano fatto bene, allo Stato il mio gruppo aziende paga 146 milioni di euro lanno di tasse. Ho questa idea: devi contribuire in rapporto a quello che produci e guadagni. La gente vorrebbe sapere cosa ci fanno con i soldi delle tasse”.
“Lo stesso – ha proseguito il patron – è accaduto con la Lazio. Ora riesco a dormire tre ore e mezzo a notte. Per chiudere la transazione con il Fisco, fui costretto a portare in 48 ore lassenso dei creditori privilegiati. Rimasi due giorni e due notti dentro lufficio, senza mangiare e dormire, perché dovevo prendere le firme dei giocatori anche in Messico e in Argentina. Tornai indietro con un pacco dassensi, altrimenti la Lazio non si sarebbe salvata”.
La Lazio, dunque, resta al centro degli interessi del patron. “Se mi chiamano in politica vediamo. – ha detto – E’ tutta questione di organizzarsi, ovviamente ci ho pensato, prima viene sempre la Lazio. Se mi piacerebbe passare alla storia per qualche vittoria? Le vittorie devono essere a 360 gradi, a tutto campo. E troppo semplice fare il risanamento e finire in serie B, bisogna coniugare il risanamento con i risultati sportivi. Non voglio raccogliere meriti, è un percorso, una valutazione che faccio di me stesso, le sfide sono con me stesso, non con gli altri. Il tempo lo dirà. Lanelito di ogni uomo è migliorare sempre, lo scriveva Dante”.
Sull’impegno preso con il club capitolino ha poi detto: “Ho preso la società per il gusto della sfida. Rilevarla significava salvaguardare un patrimonio tecnico, sportivo, culturale. E nata nel 1900, fa parte di una Polisportiva, è la prima squadra della Capitale. Capisco che a qualcuno possa dar fastidio, ma è la verità. Sarebbe stato più semplice farla fallire e prenderla a costo zero, come hanno fatto tanti miei colleghi”.
Sulla gestione del club ha poi spiegato: “La Lazio guadagna soldi per pagare i debiti. Io non percepisco un euro. Quando uno chiede dei sacrifici, devessere il primo a farlo. Appena sono entrato, ho eliminato gli emolumenti del Cda, ho eliminato le consulenze. Il mio predecessore guadagnava 500 mila euro, lamministratore delegato un milione. il direttore generale 400 mila. Ho fatto cose contro i miei interessi. Mettendo 25 milioni per il 21 per cento. Oggi ho oltre il per cento. E una società non scalabile, lo dico e lo ripeto a chi parla di arabi. Mi piacerebbe che la squadra ritornasse ad assurgere a quei risultati che aveva conseguito alla fine degli anni Novanta. Se chiedi sacrifici, devi essere il primo a farli. Ho indossato il saio e mangiato a pane e acqua”.
Ma, oltre alla Lazio, Lotito è anche il presidente della Salernitana, approdata quest’anno in Lega Pro. “Per la visione che ho io, è un bene che una squadra di A acquisisca una di Lega Pro. – ha detto – Significa salvaguardare il territorio e mettere i giovani in mostra. Faccio un discorso pratico. Alcuni territori non hanno le potenzialità per permettersi la serie A. Ci dobbiamo preoccupare delle cose realizzabili, non dellimpossibile. Ci sono alcune città che non ce la faranno, vanno rivisitati i format dei campionati, con le 18 squadre di A aumenterebbero le risorse per la Lega Pro”.
Infine alcune considerazione sugli ex tecnici biancocelesti e sulla scelta di Petkovic. “Ballardini era un buon tecnico, fu sfortunato perché si erano create spaccature nello spogliatoio. Zola? Fu una mia invenzione per stimolare Reja. Rossi lho sostenuto molto, ma lavorava bene sul campo. Reja è un uomo di grande esperienza, gestiva i rapporti nello spogliatoio. Petkovic unisce le due cose, e in più ha una grande capacità comunicativa. Con il bosniaco siamo ad un altro livello, ha un respiro internazionale”.
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