Amarcord
Osvaldo tra chitarre e poesie, in Italia è difficile essere sè stessi
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12 anni agoon
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RedazioneE’ un Osvaldo a tuttotondo quello che si racconta sul mensile GQ, in edicola da domani 29 novembre. L’attaccante della Roma è un idolo per le ragazzine. Bello, tenebroso, il Jhonny Depp del calcio. Tanta classe da offrire alla Roma, ma anche un caratterino che in passato lo ha portato a scontrarsi con chi predilige il rigore e la disciplina all’estro. Ed è quest’anima da spirito libero che l’argentino mette a nudo nella lunga intervista rilasciata al magazine.
Dal suo arrivo in Italia all’Atalanta nel 2006 al contratto con la Roma è passata tanta acqua sotto i ponti attraversati da Osvaldo. Uno dei migliori tagliava a metà Barcellona, città da lui vissuta e respirata ai tempi dell’Espanyol: “In Italia è impossibile essere una persona qualsiasi. A Barcellona lo facevo, andavo in Plaça de Catalunya con un mio amico, lui faceva ritratti ai passanti, io suonavo la chitarra. Non mi riconoscevano. Era bello”, ha confidato l’attaccante della nostra Nazionale.
Che non ha solamente il calcio in testa. Lo si capisce perchè non è solo un personaggio da copertina, la banalità non gli si addice: “I miei modelli? Joaquin Sabina. Un grande narratore. Una persona che per sostenere un’idea ha messo a rischio la sua vita. E Frédéric Beigbeder. Un nichilista che crede nel dogma della velocità. Se non siamo certi di vedere il domani, dice, è meglio correre. Se non fossi un calciatore sarei un musicista rock o blues o uno scrittore“. Già, correre. Non sarà la sua dote migliore, ma in campo ci sa stare bene, anche se a volte le critiche lo infastidiscono.
Una voce fuori dal solito coro: “Il tifoso ha tutti i diritti? Ma neanche per sogno. Io perdo una palla e tu mi vomiti addosso il tuo odio? Non è normale. Se il tifoso sbaglia al lavoro posso andare a picchiarlo? Bella logica“. Sì, bella logica, quella giusta che un caliente come Osvaldo sostiene come sostiene che i panni sporchi si lavano in famiglia. Ha fatto scalpore la sua ammissione su un’ipotetica combine futura: da lui non partirebbe alcuna denuncia se scoprisse un compagno a vendere partite: “Ciò che succede nello spogliatoio deve restare lì. Io non faccio il delatore, ma non mi volto. In silenzio, lo ammazzo di botte“. Vamos Pablo.
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