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Editoriale – Montella e Pradè: Roma, te li ricordi?
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12 anni agoon
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RedazioneBel gioco, qualità e risultati. Questi sono i tre punti cardine del piano tecnico della Roma targata USA. A dover vigilare sullapplicazione della strategia sono stati chiamati Franco Baldini e Walter Sabatini. Per carità, due fior di dirigenti con curricula importanti (Real Madrid, nazionale inglese, Palermo..), però oggi qualche rimpianto in casa giallorossa credo abbia fatto capolino, soprattutto quando si pensa a chi cera prima di loro.
La RomaUsa ha fin qui scelto come allenatore prima Luis Enrique, portatore sano del gene Barcellona e del bel calcio, o poi Zeman, altro santone del calcio spettacolo. Forse però sarebbe stato utile conoscere meglio la storia, soprattutto recente, del club in cui si va a lavorare, e qui mi riferisco alla proprietà.
Negli ultimi anni pre rivoluzione societaria, a Roma non è che si fossero proprio annoiati con la propria squadra. Se è vero che ci sono state difficoltà sia al termine del ciclo di Luciano Spalletti che dellesperienza con Claudio Ranieri, è vero anche la Roma targata Pradè (direttore sportivo) ha fatto vedere un gran bel calcio, tecnico, di qualità e offensivo. Con Spalletti, prima, e Ranieri, poi, si sono sfiorati due scudetti in regime di monopolio interista, andando quasi a scalfire il mito dellInter di Mourinho. Il tutto con budget infinitamente inferiori alla concorrenza e con un gioco di prima qualità.
Arrivati gli americani, è stata fatta piazza pulita non solo del bravo Pradè, ma anche di quel Vincenzo Montella, ex aeroplanino in campo e ora caccia Tornado in panchina, che tanto sta deliziando gli appassionati, viola e non, con la sua Fiorentina.
Per giustificare la scelta fatta con Luis Enrique si è parlato di coraggio, di scelta di lungo periodo, di nuova filosofia da importare dalla Spagna, di rivoluzione culturale tutto finito in una stagione. In quanto a Zeman il giudizio è ovviamente sospeso, ma per ora sembra solo aver fortificato la comunicativa, e polemica, del club.
Montella intanto la sua rivoluzione culturale lha portata prima a Catania (ve lo ricordate come giocava quella squadra?) e ora a Firenze, patria del Rinascimento e ora anche del bel calcio.
A Firenze, a fare il direttore sportivo cè, guarda caso, anche Daniele Pradè, quello che a Roma costruiva squadre di grande qualità con acquisti low cost.
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