Amarcord
Milannews.it – Senza capo nè coda
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12 anni agoon
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RedazioneNon abbiamo più aggettivi per questo Milan, non abbiamo parole per descrivere la situazione in cui versa un diavolo che continua imperterrito a stupire (in negativo) una partita dopo laltra.
Quello che spaventa sono i giudizi, più o meno positivi, che arriviamo a dare alle prestazioni rossonere. Il Milan di ieri sera un anno fa sarebbe stato criticato a spron battuto, sommerso di quattro in pagella e chiamato al riscatto. Oggi, invece, ci troviamo di fronte a giudizi che tutto sommato salvano il carattere, la compattezza, la reazione dopo il gol, le occasioni sprecate, pagelle composte da cinque e mezzo, un paio di cinque e qualche sufficienza piena.
E sceso il livello di questo Milan, sono scese le aspettative, ma non possiamo continuare a fare finta di nulla. Riccardo Montolivo ha detto che ci manca coraggio, e se da un lato ha ragione, dallaltro sembra assurdo, perché di coraggio ce ne vuole parecchio a fare certe scelte. Al di là della difesa a tre, più o meno giustificata, ci sembra quantomeno azzardato cambiare ancora modulo dopo la batosta di Roma, forse sarebbe stato meglio tornare al 4-2-3-1 come fatto dopo il gol subito, ma lAllegri di questi tempi sembra voler stupire (in negativo) a tutti i costi.
Ci vuole coraggio a prendere un gol come quello messo a segno da Joaquin, perché Acerbi sbaglia totalmente il movimento schizzando fuori a palla scoperta (errore madornale, specie in una linea a tre, cose che insegnano ai pulcini) un po per la sua naturale tendenza a farsi attirare dalla sfera, un po, probabilmente, perché nessuno gli ha spiegato qual erano le posizioni da tenere in certe situazioni (provata per provata la difesa a tre, in tre giorni non si possono testare tutte le situazioni).
Di coraggio ce ne vuole tanto a vedere Giampaolo Pazzini battere un calcio di punizione dal limite (per chi non avesse capito di chi parliamo, è quello col numero 11, no no, non il lungaccione svedese con il naso prosperoso, ma quello che si sbatte tanto, però non riesce a mettere giù neanche un pallone, quello che con i piedi e con il tiro non va troppo daccordo), lui che quando militava in Atalanta o Sampdoria (non parliamo dellInter) non si sarebbe mai neanche minimamente sognato di avvicinarsi a quel pallone, impallinato a vista dallallenatore nel caso lavesse fatto, ma che con la maglia del Milan addosso si permette di prendersi certe responsabilità (del risultato non stiamo neanche a parlarne). Ci vuole parecchio coraggio a lasciare a Pato (sul brasiliano continuiamo ad astenerci da giudizi, inesistente anche ieri, continuiamo a dargli lalibi della condizione fisica, ma occhio a non fare la stessa fine di Boateng) la possibilità di calciare verso la porta un calcio di punizione da quaranta metri circa. Una roba che neanche il miglior Roberto Carlos avrebbe immaginato, una pallone posizionato poco dopo la linea di centrocampo, calciato talmente forte che sinfrange strozzato sulle gambe di un compagno di squadra (probabilmente il solito El Shaarawy che ieri è divenuto bersaglio preferito dei compagni) posto non più in la della trequarti.
Al di là dei singoli episodi (peccato che da mesi ci ripetono che il calcio è fatto da episodi, solo che gli avversari li sfruttano, mentre noi tendiamo a buttarli tutti al vento), il problema di fondo è che questo Milan continua ad apparire improvvisato. Andando oltre ai risultati (anche perché conviene farlo visto quanto sono sconfortanti), non sembra esserci un minimo dorganizzazione, tanto nel gioco, quanto nelle singole situazioni, quelle che in un momento del genere, magari, possono farti la differenza. Va bene che il Milan non ha degli specialisti veri e propri, ma siamo convinti che Montolivo ed Emanuelson calcino meglio dal limite rispetto a Pazzini, siamo certi che da quaranta metri sia meglio scodellare il pallone in area per un colpo di testa, piuttosto che cercare un tiro velleitario. In un Milan in cui Emanuelson (oggetto misterioso per due anni) diventa protagonista e trascinatore (nonostante il livello delle sue prestazioni non sia migliorato così sensibilmente), pensiamo sempre più insistentemente che nessuno si voglia prendere delle responsabilità, mancano i leader, mancano soprattutto le scelte di chi questa squadra la deve guidare dentro e fuori dal campo.
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