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Editoriale – Una bugia di stato lunga ventitrè anni
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12 anni agoon
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RedazioneIeri, 12 settembre 2012, il Regno Unito ha dovuto chiedere pubblicamente scusa a novantasei famiglie per un avvenimento vergognoso vecchio di ventitré anni. Solitamente in questi casi si usa il retorico non è mai troppo tardi, in questo caso tuttavia non ci si può nascondere dietro la retorica.
In quel pomeriggio del 5 aprile 1989, novantasei persone – delle quali circa la metà aveva meno di ventidue anni – erano partite da Liverpool per arrivare a Hillsborough ed assistere alla semifinale di FA Cup tra i Reds e il Nottingham Forest di Brian Clough. Quelle novantasei persone non sono mai tornate a casa.
Quel giorno ha cambiato per sempre il calcio britannico, aprendo drasticamente gli occhi a tutta una nazione che fino a quel punto aveva ignorato il problema della sicurezza negli stadi, attribuendo le colpe di ogni incidente ai famigerati hooligans. Anche quel giorno la stampa e le forze dellordine puntarono immediatamente il dito contro gli hooligans, accusandoli di aver causato quella carneficina forzando uno dei cancelli dingresso, verosimilmente perché ubriachi e sprovvisti di biglietto.
Il celebre tabloid The Sun si spinse ancora più lontano, accusando apertamente i tifosi del Liverpool di aver rubato nelle tasche dei cadaveri che giacevano sul campo dello Sheffield Wednesday o di aver addirittura urinato sui loro corpi. Ovviamente lo scandalo fu enorme, migliaia di testimoni furono ascoltati dalla polizia e il verdetto fu unanime: la colpa era chiaramente dei tifosi.
Oggi, ventitré anni dopo, è venuta fuori la verità: quel giorno non vi furono scontri tra tifosi, risse o qualsiasi altra forma di violenza. Nessuna delle persone, vive o morte, cui è stato prelevato un campione di sangue (il test è stato fatto anche a bambini di 10 anni) è risultata ubriaca. Nessuno ha forzato uno dei cancelli dello stadio, che è stato invece aperto dalla polizia a pochi minuti dallinizio della partita. Nessuno ha derubato o ha abusato dei feriti o dei morti, anzi in tantissimi si sono prodigati per aiutare chi giaceva sul prato.
Centinaia di verbali di polizia sono stati dichiarati falsi o non veritieri. Centinaia di testimonianze sono state dichiarate forzate o volutamente esagerate. Queste verità hanno evidenziato tutta la tragica superficialità con cui le forze dellordine e gli organizzatori dellevento hanno affrontato lenorme afflusso di tifosi, trovandosi completamente disorganizzati al momento di far confluire correttamente gli spettatori allinterno dello stadio; vedendo che mancavano pochi minuti al calcio dinizio e che gli spettatori in attesa di entrare erano ancora tantissimi, la polizia decise di spalancare quel maledetto cancello e lasciare che i tifosi entrassero nello stadio senza la minima coordinazione, permettendo così che lenorme massa si dirigesse verso un settore già oltremodo pieno, causando lo schiacciamento di quei sostenitori che già si trovavano in quella tribuna.
La polizia parlò di una violenta carica da parte degli hooligans senza biglietto, la verità invece è che la pressione sugli spettatori più vicini alle recinzioni montò lentamente e costantemente, fino a diventare fatale; a quelli che chiedevano a gran voce di aprire una delle porte che davano direttamente sul campo, la polizia rispose che non se ne parlava nemmeno, convinta che si trattasse di tentativo dinvasione di campo.
Quando qualcuno si decise a sfondare una di quelle porte per liberarsi da quella pressione insostenibile, la polizia rispose immediatamente con alcune cariche che respinsero i tifosi verso linferno alle loro spalle. Una volta che la massa riuscì a riversarsi sul terreno di gioco, le normali pratiche di soccorso demergenza non furono messe in atto perché stando a quanto riportato nei verbali di polizia erano in corso scontri tra tifosi e non era quindi possibile fare entrare le ambulanze.
Delle novantasei vittime, quarantuno sarebbero potute essere state salvate se alcune delle decine di ambulanze allesterno dello stadio avessero potuto attivarsi e arrivare sul campo, purtroppo il via libera della polizia non arrivò.
Oggi le famiglie di quelle novantasei vittime hanno per lo meno ottenuto la verità, dopo che per ventitré lunghissimi anni sono state invitate ad abbandonare la loro battaglia. Non credo faccia una grandissima differenza per chi ha perso un figlio, un fratello o una sorella, ma per lo meno la memoria delle persone che hanno perso la vita in quel pomeriggio è stata ripulita: per ventitré anni sono stati ufficialmente considerati degli hooligans, morti perché ubriachi e violenti, mentre ora sono tornati semplicemente ad essere giovani e adulti rimasti vittime delle propria ingenuità e dellincredibilmente scarsa attenzione che le forze dellordine hanno prestato alla loro sicurezza.
Ci sono volute novantasei vittime per permettere agli stadi inglesi di diventare un luogo sicuro, senza recinzioni, sorvegliato da steward che coordinano il flusso degli spettatori e forze dellordine che garantiscono lincolumità dei tifosi; non sono pochi oggi quelli che, in Inghilterra come in Italia, rimpiangono i bei vecchi tempi durante i quali gli stadi erano riempiti allinverosimile e cera una bella atmosfera. Quei bei vecchi tempi in cui andavi allo stadio e non sapevi se saresti tornato a casa.
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