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Editoriale – Coming out nel calcio, servirebbe?
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12 anni agoon
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RedazioneLa news sta vorticosamente circolando in rete in queste ore. Un calciatore della Bundesliga ha concesso un’intervista al magazine tedesco Fluter. “E dove sarebbe la news”, direte voi. Facciamo subito chiarezza. Il calciatore in questione ha deciso di dichiarare la propria omosessualità, seppure in maniera anonima. Ha infatti paura. Paura di uscire distrutto da un’eventuale ammissione. Il ragazzo ha anche ammesso di conoscere altri calciatori gay che militano nella massima serie tedesca, ed ha affermato di non aver mai avuto problemi di sorta con i compagni di squadra, consi di tutto.
Le cose che fanno paura, in questa situazione, sono parecchie. Intanto fa proprio ribrezzo il fatto che si parli ancora dell’omosessualità in questi termini. Come se fosse qualcosa di simile alla lebbra, al punto da doverla nascondere a chiunquei. La colpa, va da sè, non è di chi gay lo è, ma di tutto il mondo che lo circonda. Un mondo, quello del calcio, ancorato a concetti di machismo e virilità a dir poco retrogradi, vetusti ed antiquati.
Ma il problema di fondo sta nel fatto che dell’omosessualità non se ne dovrebbe proprio parlare. Sarebbe bello se l’argomento non fosse più ogetto di discussione e, peggio ancora, pettegolezzo: vorrebbe dire che tutto sarebbe assimilato alla quotidianità di tutti. Ma stiamo parlando in maniera utopistica, ed allora cerchiamo di affidarci, quanto più possibile, al pragmatismo.
Noi contro l’omosessualità non abbiamo assolutamente nulla. Se il coming out di questo o quel calciatore servisse a perorare la causa di persone da sempre costrette a nascondersi, e fosse funzionale a sostenerne la libertà d’azione, parola e difesa delle proprie idee nel contesto calcistico, saremmo i primi a sostenerlo con forza.
Ma diciamoci la verità, viviamo in una società per certi versi becera, ignorante e pseudocattolica. Il coming out, nel calcio, rischierebbe di trasformarsi da occasione positiva ad occasione negativa. Sarebbe il pretesto, per quella parte malsana del tifo, per attaccare il calciatore di turno sulla sua sessualità. E che dire poi dei titoloni ad effetto, della voglia sanguisuga di ottenere un’intervista, della totale assenza di serenità cui andrebbe incontro il gay di turno.
Ed allora, quasi automaticamente ci chiediamo se davvero sia il caso che i gay diano in pasto al mondo esterno la propria identità sessuale. Servirebbe a fare un passo in avanti oppure, piuttosto, ne verrebbero fatti due indietro? Negli stadi di casa nostra ed in quelli di tutto il mondo, si lotta ancora, da alcune parti, contro il problema del razzismo. Serve aggiungere altro?
E se proprio dobbiamo aggiungere altro, vi invitiamo a cercare la storia di Justin Fashanu, grande promessa del calcio inglese degli anni ’80 che, dal giorno in cui decise di fare coming out, vide stravolta la propria vita fino al punto da porvi fine, solo ed abbandonato da tutti, nel 1998. Son passati quaasi 15 anni da allora, è vero. Ma la nostra società, nel frattempo, ha fatto passi in avanti? Decisamente ci sentiamo di rispondere no…
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