Pallonate
Da Sacchi a Jaquet: nascita ed evoluzione del 4-2-3-1
C’è chi sostiene che i moduli siano soltanto numeri buttati lì a caso, ma la storia dimostra il contrario…

Published
1 anno agoon

In principio fu Sacchi a gettare le basi per quello che sarebbe divenuto celebre come 4-2-3-1, poi arrivarono Jaquet, Del Bosque e…
Questione di modulo
C’è chi sostiene che i moduli siano soltanto numeri buttati lì a caso, simulacri vuoti, privi di significato… Quel che conta sono gli uomini a disposizione dell’allenatore, dicono… Ma quegli uomini, c’è modo e modo di schierarli sul campo… Anzi, c’è modulo e modulo…
La Francia di Jaquet
Prendiamo il 4-2-3-1, sistema di gioco dalla genesi piuttosto recente, sdoganato per la prima volta da Aimè Jacquet, che con quel modulo vinse il Mondiale sulla panchina della Francia nel 1998: la storia insegna che con questo modulo si vince, gli esempi non mancano, quello della Nazionale transalpina campione del mondo non è il solo.
Il Milan di Sacchi
La fase embrionale del 4-2-3-1 risale al calcio totale di Arrigo Sacchi, che non adottò mai tale modulo, ma ne ispirò i concetti chiave: sovrapposizioni continue dei terzini, due ali con spiccata propensione ad accentrarsi, un trequartista più simile a una seconda punta, una coppia di mediani abili sia nella fase di interdizione che in quella di impostazione della manovra.
Il Real dei ‘Galacticos’
Su questi capisaldi lavoreranno prima Jacquet e in seguito Del Bosque, che del 4-2-3-1 farà il marchio di fabbrica del Real Madrid dei Galacticos, due volte campione d’Europa: due terzini di grande spinta quali Salgado e Roberto Carlos, Zidane e Makelele in mezzo, Solari, Raul e Figo dietro a Morientes.
Mou e Heynckes
Con lo stesso modulo, Josè Mourinho centra il Triplete sulla panchina dell’Inter, trasformando Samuel Eto’o in un esterno di corsa e sacrificio al servizio della squadra e mettendo il bomber Milito nelle condizioni ideali per andare a segno. Allo stesso modo, Jupp Heynckes guida il Bayern alla conquista di Meistershale, coppa di Germania e Champions con un 4-2-3-1 in cui Mandzukic è il terminale offensivo, supportato dal trio delle meraviglie Ribery-Müller-Robben.
E infine Allegri
Da tali nobili esempi Massimiliano Allegri deve aver preso spunto nel momento in cui ha deciso di mettere da parte l’eccessiva prudenza che da sempre lo contraddistingueva per puntare con convinzione sul 4-2-3-1 che esaltava al massimo le qualità degli interpreti allora a sua disposizione: uno schieramento solo in apparenza sbilanciato e invece perfettamente equilibrato grazie alla disponibilità al sacrificio di tutti, da Higuain a Dybala, punte che correvano e pressavano, da Mandzukic a Cuadrado, esterni a tutto campo, da Pjanic a Khedira, mediani che recuperavano e impostavano.