Cose mai viste
Monumento a una testata
Marco Materazzi, si sa, in campo non le mandava a dire: era lui, di solito, a darle, eppure una volta, una soltanto, fu lui a prenderle…
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10 mesi agoon
Monumento a una testata
Marco Materazzi, si sa, in campo non le mandava a dire: era lui, di solito, a darle, eppure una volta, una soltanto, fu lui a prenderle…
A riuscire nell’impresa di stendere il roccioso ex difensore dell’Inter fu Zinedine Zidane, che, in Mondovisione, gli assestò una zuccata poderosa, entrando nella storia, ma dalla parte sbagliata…
Italia vs Francia
9 Luglio 2006, Italia e Francia si giocano la coppa del mondo.
I 90 regolari si sono chiusi sull’1-1 e anche il primo supplementare se n’è andato senza che il risultato sia cambiato.
All’iniziale vantaggio transalpino di Zidane su calcio di rigore ha risposto Marco Materazzi di testa su corner di Pirlo.
Zizou e Matrix di nuovo protagonisti, ancora loro, quando le lancette segnano il 5′ del secondo overtime.
Fu lì che nacque il VAR
Il difensore nerazzurro sussurra qualcosa nell’orecchio dell’ex fantasista della Juve, che evidentemente non gradisce, almeno a giudicare dalla sua reazione.
Zidane punta Materazzi e lo colpisce al petto con una violenta testata che solo l’arbitro non vede.
Ma l’episodio è così eclatante, il gesto del numero 10 francese talmente clamoroso ed eccessivo che il direttore di gara viene richiamato a bordo campo perché possa visionare il replay di quanto appena accaduto.
Rosso di rabbia!
La decisione è istantanea: rosso diretto per Zizou e Francia in 10!
Il mondo intero si domanda che cosa Materazzi abbia potuto dire a Zidane per scatenare in lui una tale incontenibile furia, si cerca di interpretare il labiale, tante le ipotesi, nessuna certezza.
La verità
Sarà lo stesso Materazzi, anni dopo, a fornire una risposta al quesito che tutti quanti ci eravamo posti:
Ero abbastanza vicino a Zidane per fermarlo mentre saltava, gli ho messo il braccio attorno e gli ho dato un piccolo spintone. Ma era qualcosa di abbastanza normale, durante il gioco tra difensore ed attaccante accade un centinaio di volte. Gli ho subito chiesto scusa, ma lui mi continuava a dire che se avessi voluto la sua maglia avrei solamente dovuto aspettare la fine della partita. Non si fermava a dirlo, così gli ho detto che al posto della camicia avrei preferito sua sorella. Questo è tutto quello che è successo. Non so cosa è potuto accadere, forse l’adrenalina, forse la fatica, ma era difficile da immaginare che di punto in bianco si avvicinasse a me per darmi una testata. Era l’ultima cosa che mi aspettavo. Se avessi anche io anticipato la sua mossa ed avessi alzato le mani saremmo finiti espulsi entrambi, non ho idea di quello che ha pensato la mia mente in quel momento. Io ho comunque la coscienza pulita. E’ chiaro che quello che ho detto non è stato sicuramente qualcosa di bello, ma spesso nel calcio ho sentito cose anche peggiori. Tutti hanno cercato di speculare pensando che avessi detto qualcos’altro: mi hanno accusato di aver fatto riferimento a sua madre ed al terrorismo. Zidane per fortuna ha sempre detto che le mie parole non erano state nè razziste nè riferite al terrorismo, questo mi ha permesso di intraprendere un’azione legale nei confronti di coloro che mi hanno lanciato quelle accuse. Avrò pure detto alcune cose brutte quando giocavo, ma non mi sono mai permesso di offendere la madre di nessuno perchè ho perso la mia quando avevo 15 anni, ho sempre evitato cose del genere.
Sospesi nel tempo
Certo, nè Zidane nè Materazzi, quella sera di luglio di nove anni fa, avrebbero mai immaginato che un giorno sarebbero stati immortalati insieme in una statua dello
scultore francese, Adel Abdessemed, che quel gesto, seppur folle e riprovevole, ha voluto consegnarlo alla storia, cristallizzandolo in un istante sospeso nel tempo.
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