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Ad ogni presidente il suo pupillo

Alvaro Recoba era il cocco di Massimo Moratti, ma anche altri calciatori occupavano un posto di riguardo nel cuore del loro patron…

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Ad ogni presidente il suo pupillo

Alvaro Recoba era il cocco di Massimo Moratti, ma anche altri calciatori occupavano un posto di riguardo nel cuore del loro patron…

1) Alvaro Recoba

Il ricordo dell’esordio di Recoba in maglia nerazzurra è ancora vivo nella memoria dei tifosi interisti, specie in quella di Massimo Moratti, che del Chino era perdutamente innamorato:

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alla prima giornata del campionato 1997/98, tutti attendevano il primo gol di Ronaldo in Serie A, ma a risolvere la gara interna col Brescia fu proprio l’uruguagio, autore di una formidabile doppietta!

Subentrato ad uno spento Ganz, gli bastano gliultimi 15’ per ribaltare l’iniziale vantaggio delle Rondinelle con Hubner:

prima una sassata all’incrocio da distanza siderale, scoccata quasi da fermò dopo aver visto il portiere avversario fuori dai pali, quindi una punizione magistrale che non lascia scampo all’esterrefatto Cervone!

2) Claudio Borghi

C’era anche Silvio Berlusconi, fresco presidente del Milan, davanti alla tv quell’8 dicembre 1985.

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TokyoJuventus Argentinos Juniors si contendono la Coppa Intercontinentale e alla fine la spuntano i bianconeri ai calci di rigore.

Mentre guarda Platini e compagni alzare al cielo il prestigioso trofeo, il Cavaliere ha ancora negli occhi le giocate sontuose del numero 9 argentino, tale Claudio Borghi da Castelar, capace di mandare in gol, con semplicità disarmante e innata classe, il compagno Castro per il momentaneo 2-1 delle Formiche Rosse sui campioni d’Europa in carica.

Una folgorazione improvvisa, un colpo di fulmine in piena regola: basta quell’assist geniale a Berlusconi per invaghirsi di Borghi al punto da spendere 3,5 miliardi di vecchie lire pur di portarlo al Milan e metterlo a disposizione di Arrigo Sacchi.

L’acquisto pare azzeccato, a giudicare anche dalle referenze: in Patria infatti c’è chi lo ha eletto addirittura erede di Diego Armando Maradona e, se ancora non bastasse, il grande Michel Platini, dopo averlo affrontato da avversario sul terreno dello Stadio Olimpico di Tokyo, ha detto di lui:

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È il Picasso del calcio”. Peccato però che il Picasso del calcio avesse smarrito chissà dove il suo pennello!

Neanche il tempo di sbarcare a Milano, che già Borghi deve fare le valigie e ripartire alla volta di Como. Le regole dell’epoca non permettevano a un club italiano di tesserare più di due stranieri alla volta e nel Milan di stranieri, olandesi per la cronaca, ce n’erano due: Gullit Van Basten.

3) Michel Platini

L’Italia ha riaperto le frontiere e la Juventus si muove in anticipo sulla concorrenza per portare a Torino l’erede di Raymond Kopa.

È l’Avvocato in persona a scomodarsi: manda mazzi di rose alla signora Platini e il suo jet privato a prelevarla in Francia per condurla nel capoluogo piemontese e farle conoscere la città.

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All’arrivo in albergo, la moglie di Michel trova altre rose ad attenderla insieme a un elenco di negozi del centro nei quali fare compere, ovviamente a spese della società.

La signora Christelle non ci mette molto a cedere alla corte di Gianni Agnelli e se potesse firmerebbe lei al posto del marito…

Un aneddoto che testimonia quanto fortemente l’Avvocato abbia voluto Michel Platini alla Juve dopo essersene follemente invaghitovedendolo in azione con la maglia della Nazionale francese!

4) Francesco Totti

Bandiera giallorossa e simbolo di una città intera, Francesco Totti ha rappresentato per Franco Sensi il figlio maschio che non aveva mai avuto e per Rosella un fratello: il Pupone era uno di famiglia, molto più di un calciatore alle dipendenze della società!

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5) Gigi Buffon

Non è un caso che Andrea Agnelli avesse offerto una scrivania da dirigente Gigi Buffon prima che decidesse di continuare al PSG e che poi lo abbia riaccolto come il figliol prodigo un anno dopo:

i due sono infatti legati da una solida e pluriennale amicizia che esula dal normale rapporto tra Presidente e calciatore…

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