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Titolari a 17 anni? In Italia fanno i raccattapalle

I giovani che giocano da noi hanno almeno 24 anni, ma all’estero non è così…

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In occasione del ritorno degli ottavi di finale di Champions League tra Napoli e Barcellona, oltre all’eliminazione dei partenopei, è ricaduta l’attenzione sui due giovani classe 2007 del club blaugrana, schierati titolari da Xavi. Chiaramente stiamo parlando del difensore Pau Cubarsì e dell’esterno d’attacco Lamine Yamal. Quest’ultimo no ha ancora compiuto 17 anni. Oltre al fatto che due baby calciatori fossero titolari in una partita così importante, ha impressionato il rendimento e la personalità che hanno messo in mostra. Due calciatori fatti e finiti con un futuro roseo che pare scontato.
Perché in Italia non succede tutto ciò?
Ci sono due linee di pensiero. C’è chi pensa che bisognerebbe rischiare di esporsi a figuracce pur di far fare esperienza ai ragazzi giovani e chi invece ritiene che debba giocare chi dimostra di essere pronto a farlo, soprattutto nei grandi club. La verità è che puntare molto sul proprio vivaio non può dare altro che benefici, sia in termini tecnici, sia in termini economici.
Con un buon lavoro di scrutini è difficile che all’interno delle giovanili non ci siano almeno un paio elementi di livello. Il punto è concedergli la possibilità di sbagliare. Diversi casi dimostrano come poi alcuni di questi siano rimasti in prima squadra, mentre con altri si siano fatte delle belle plusvalenze, fondamentali nel calcio di oggi.

Andando più nello specifico, Il Milan tra il 2016 e il 2017 ha avuto modo di schierare titolari diversi calciatori provenienti dalla primavera: Donnarumma, Calabria, Locatelli e Cutrone. Non tutti si sono rivelati dei calciatori incredibili, ma in un modo o nell’altro hanno portato dei benefici ai rossoneri. Donnarumma è stato fondamentale per il ritorno in Champions League, Calabria è tuttora un titolare, mentre con Locatelli e Cutrone si sono fatte delle plusvalenze che hanno sfiorato i 40 milioni di euro.
Tutti loro, al momento dell’esordio non superavano i 19 anni. Poi ovvio che con una strategia di questo genere è difficile competere a grandissimi livelli, ma anche snobbare completamente il settore giovanile, o utilizzarlo esclusivamente per finanziare il mercato, non può essere una soluzione ideale. Non è possibile che all’estero i 18enni giochino in pianta stabile in prima squadra, mentre in Italia facciano i raccatapalle.

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